martedì 28 febbraio 2012

Anticipazioni sull'Episodio 26

Altra settimana di fuoco, Lettore, ma siamo sempre qui. Resistiamo. Io e te, tra queste pagine, dove forse un giorno riusciremo a comprendere assieme qual è il senso di questa linea di passati e futuri intrecciati che siamo soliti chiamare vita.
Sto lavorando all'Episodio 27 del romanzo a puntate, e tutto sta cominciando ad avere un senso. Gli ultimi avvenimenti prima del gran Finale di Stagione si stanno a poco a poco avvicinando, e il filo che li tiene uniti sembra robusto e indistruttibile.
Speriamo che vada tutto quanto bene. Molte domande rimarranno prive di una risposta, ovviamente. Dovrai aspettare la Seconda Stagione per vedere svelate alcune realtà. Ma già qualche risposta comincerà ad affacciarsi timidamente prima dell'Episodio 32, e ti renderai presto conto che non tutto è come può sembrare...
Anticipazioni sull'Episodio 26:

lunedì 27 febbraio 2012

Le Anime di Eglon - Episodio 25 - Il Treno

«Avete finito di caricare il vagone numero quattro?» volle sapere una voce sconosciuta, levandosi dal gruppo con il tono di chi comanda.
«Mancano un paio di casse e siamo a posto» rispose una seconda voce dal profilo più basso.
La segnalazione che era arrivata a John Perkins, poliziotto della contea dell’Arkansas, parlava di movimenti sospetti nella campagna appena fuori da Little Rock. Aveva subito chiamato Freddy, che come sempre si era infilato in casa dell’amante, o meglio sotto le sue lenzuola, sebbene fosse in servizio, e l’altro gli aveva risposto con voce trafelata e spazientita di andarsene a fare in culo. John aveva replicato che non c’era nessun problema, poteva anche coprirlo e cavarsela da solo, tanto doveva essere una cosa da niente, ma se lo fossero venuti a sapere i loro superori avrebbe riversato su di lui ogni responsabilità. Freddy, dall’altra parte della linea, aveva riattaccato e si era rimesso a lavorare sulla cameriera venticinquenne che si sbatteva da un paio d’anni all’insaputa della moglie.
Sbuffando irritato, John aveva preso la sua volante e aveva abbandonato il parcheggio dell’ipermercato per andare a dare un’occhiata alla zona in cui erano stati segnalati quei movimenti sospetti. Alla peggio, poteva trattarsi di qualche contadino zuccone che si era messo a dar fuoco alle sterpaglie senza prima avvisare i vicini. Non aveva bisogno di Freddy, per quel genere di cose.
Adesso, l’agente John Perkins si trovava immerso in una nube di fumo incredibilmente denso e impenetrabile. Nessun tipo di sterpaglia poteva generare un fumo del genere. Non c’era fuoco che avesse un odore come quello, e John cominciava a domandarsi se quella foschia non fosse stata prodotta artificialmente.
Afferrò la radio che teneva appesa alla cintura e la accese, sintonizzandola sulla frequenza della polizia di Little Rock. Una scarica statica gli suggerì che non avrebbe funzionato, ma provò ugualmente e bisbigliò: «Qui è l’agente John Perkins. Mi trovo sul luogo di una segnalazione, nella campagna a sud di Little Rock. Qui i movimenti sono ben più che sospetti. Credo che siano stati adoperati dei fumogeni, ma non ne sono del tutto certo.» Niente, la radio non dava segno di vita. Non riusciva a sintonizzarsi su alcuna frequenza, e questo non gli piaceva affatto.
«Mi raccomando, con quei generatori. Cercate di non sbatacchiarli troppo, ci servono funzionanti. Il vagone sette è pronto?»
«Sì, signore. Il vagone sette è stato chiuso, e anche il vagone otto.»
«Qui ai vagoni uno, due e tre non ci sono problemi.»
«Bene, ci manca solo il quattro. Datevi una mossa, abbiamo una tabella di marcia da rispettare.»
John si fece coraggio e avanzò di qualche altro passo in mezzo alla fitta cortina di fumo, stringendo gli occhi il più possibile per tentare di penetrare la nebbia cremosa che gli impediva di scorgere i proprietari di quelle voci.
D’un tratto, il suo piede urtò qualcosa. Portò subito gli occhi in direzione delle proprie scarpe e intravide una lunga striscia metallica che sembrava essere stata sovrapposta ad una serie di assicelle di legno. Sembrava… Ma sì, era un binario!
«Vagone quattro pronto, possiamo partire!» annunciò una voce stridula, emergendo dalla caligine.
«Ehi, un momento… E quello chi cazzo è?»
John tirò su la testa sorpreso ed ebbe appena il tempo di indovinare la sagoma della carrozza di un treno prima di focalizzarsi sulla figura dell’uomo che correva nella sua direzione.
Uno sparo e finì tutto quanto. L’agente John Perkins stramazzò sui binari con la testa fracassata da un colpo di doppietta e il suo corpo venne rimosso rapidamente per permettere al treno di partire.

Sempre Avanti

Sempre avanti, Lettore. Avanti, tra le propaggini di Main Street. Sotto la Torre di Eglon, nel parco, davanti al municipio, accanto ai carri armati. Sempre avanti, qualsiasi cosa succeda. Perché la storia prosegue, e noi non possiamo rimanere indietro. Non possiamo, altrimenti tutto quello per cui abbiamo lottato finora svanirà.
Sempre avanti, Lettore. E cerchiamo di capire dove colpirà la prossima pallottola.

sabato 25 febbraio 2012

Lo specchio dei nostri cuori

Il nonno abbassò lo sguardo sulle proprie dita nodose. Stringeva la pipa in una mano, e con l’altra la stava pensosamente ricaricando. Il movimento appariva fatalmente meccanico, come quello del braccio robotico di un macchinario. A forza di compierlo, lo aveva ormai fatto proprio. Maneggiava con destrezza il tabacco, lo pressava con delicatezza e decisione. Una naturale azione quotidiana che, nella sua semplicità, rifletteva l’animo dell’uomo che la compiva.
Il ragazzo rispettò il suo silenzio e rimase in attesa, osservandolo. Il nonno aveva i capelli bianchi come una distesa di neve, ma ancora folti, e ben pettinati. Il suo volto, solcato da rughe che sembravano formare un intricato e complesso sistema di irrigazione agricola, era teso in un’espressione di concentrazione. Gli piaceva stare ad ascoltarlo quando aveva da raccontargli qualcosa. I suoi occhi diventavano lucidi quando andava a riesumare ricordi dal proprio passato in parte sepolto. Far riaffiorare in superficie memorie dimenticate sembrava riscuotere tutto il suo corpo, come se per qualche minuto il peso degli anni fosse magicamente affievolito. La sua voce roca, uniforme e solida come il tronco di una quercia, trasmetteva tutti i suoi stati d’animo, infondendo un certo senso di sicurezza.
Il silenzio che li avvolgeva pareva inesauribile. L’unico soffuso rumore che li abbracciava, gentilmente, era il fievole sussurrio dell’acqua che scorreva lungo il fiumiciattolo a lato della casa. Sentire quel suono che pian piano si dilatava nell’aria era piacevole. Ascoltandolo veniva naturale immaginarsi l’acqua limpida e cristallina che si rincorreva senza sosta, incanalata nel proprio percorso. L’ovvia conseguenza era il desiderio di immergervi le mani a coppa e portarsene un po’ alle labbra. Su questo rimuginava il nonno. E, allo stesso tempo, era consapevole che suo nipote non avrebbe mai formulato un pensiero simile. Il ragazzo sapeva benissimo che quell’acqua non era poi così pulita. Al contrario, era sporca e inquinata; lo era da quando ne aveva ricordo. Per quanto riguardava lui, invece… Be’, lui aveva vissuto parte della propria esistenza in quegli anni nei quali ancora le donne lavavano i panni nei fossi dietro casa. Perciò, non aveva mai perduto la speranza di avvicinarsi a quel fiumiciattolo, un giorno, e poterne effettivamente assaggiare l’acqua che sentiva gorgogliare e mormorare accanto a sé tanto gioiosamente ad ogni ora.
Il nonno terminò di caricare la pipa e la accese, traendone un’intensa e confortante boccata. Una nuvoletta azzurrognola di fumo, pigramente, rese scuro per un attimo il suo volto.
«La senti questa voce?» domandò l’accento cavo e compatto del vecchio, interrompendo finalmente quel silenzio che si era posato sulle loro spalle come uno strato di rugiada nascosto dalle torve ombre della notte.

Saggio / Racconto

Oggi ho voglia di proporti un testo sperimentale, Lettore, un po' diverso dal solito ma sicuramente interessante.
L'ho scritto l'anno scorso. L'idea era quella di parlare dell'acqua nel nostro territorio attraverso un saggio, ma alla fine mi è uscito una specie di racconto. Volevo creare qualcosa di diverso dal solito, e penso di esserci riuscito. Anche se il risultato si può migliorare, comunque mi sento abbastanza soddisfatto di questo testo sperimentale.
Il link sarà inserito all'interno della sezione "Pause di Riflessione". Si intitola "Lo specchio dei nostri cuori". Ti auguro una buona lettura!

venerdì 24 febbraio 2012

Buone Notizie

Oggi ci sono buone notizie su "Scrivere Sotto la Luna", Lettore. Le vuoi sentire? Su, dai, adesso te le racconto.
Innanzitutto, desideravo farti sapere che ho deciso quando finirà la Prima Stagione del romanzo a puntate "Le Anime di Eglon": sarà costituita da un totale di 32 episodi, dunque il Finale di Stagione verrà pubblicato nel blog lunedì 9 aprile, salvo imprevisti. Il che significa che mancano ancora 8 capitoli da adesso, e che all'interno di questi accadranno cose che non puoi nemmeno immaginare...
La stesura degli Episodi 25 e 26 è già ultimata, adesso sto cercando di darmi da fare per scrivere anche il 27. Dal 5 al 10 marzo sarò in gita a Praga, per questo mi sto prendendo un po' avanti con le stesure. Ma non ti preoccupare, conto comunque di pubblicare regolarmente anche le puntate di lunedì 5 e lunedì 12, senza che subiscano alcun ritardo.
L'ultima cosa di cui ti volevo parlare, Lettore, è il nuovo progetto che intendo avviare su "Scrivere Sotto la Luna" una volta che la Prima Stagione del romanzo a puntate si sarà conclusa. Come avrai forse notato, da giovedì della settimana scorsa ho cominciato a lanciare qualche piccolo indizio. In particolare, ho pubblicato finora 3 post che accennano velatamente a questo nuovo progetto, e adesso spetta a te interpretarli e porti delle domande...

giovedì 23 febbraio 2012

Ti accompagno nelle tenebre

Ascolta la mia voce.
Segui i miei passi.
Guardami negli occhi.
Prendi la mia mano.
Coraggio, vieni. Ti accompagno nelle tenebre. Poi, però, non avere fretta di uscire. Perché non ti posso assicurare che sarai ancora capace di tornare indietro...

mercoledì 22 febbraio 2012

Senza Titolo

"Senza Titolo" è un racconto con il quale mi sono recentemente piazzato tra i segnalati di un concorso letterario. Ho deciso di pubblicarlo in 3 piccole parti, in base alla suddivisione che già presenta internamente. Non è un testo molto lungo, né tantomeno impegnativo. L'ho scritto tra il 9 e l'11 gennaio di quest'anno, dunque è ancora fresco di stesura.
Qui di seguito i link alle varie parti, Lettore. Ti auguro di fare un buon viaggio tra le righe di questo mio racconto!
Senza Titolo - Parte 1
Senza Titolo - Parte 2
Senza Titolo - Parte 3

martedì 21 febbraio 2012

Anticipazioni sull'Episodio 25

Ah, Lettore, ci volevano proprio un paio di giorni di pausa per riordinare i pensieri.
Sto lavorando ad un nuovo progetto del quale ti parlerò molto presto. Nel frattempo, proseguo anche con la stesura del romanzo a puntate. Domani pubblicherò un post contenente i link alle tre parti del racconto "Senza Titolo", così da creare un unico collegamento nel pannello "Racconti". In questa maniera sarà più facile tenere ordinati i vari scritti, di modo che possano essere raggiunti senza doverli andare a cercare in giro per il blog.
Adesso, come di consueto, ti lascio alle Anticipazioni sull'Episodio 25:

lunedì 20 febbraio 2012

Le Anime di Eglon - Episodio 24 - Incontri e Scontri

Musica a tutto volume. Energica, di quella abbastanza potente da far vibrare le tende della camera da letto. Hollywood Undead, sparati ad un ritmo talmente sostenuto da far credere di essere in bilico sull’orlo della morte. Era così che gli piaceva. Oh sì, solo così poteva togliersi dalla testa tutto ciò che aveva visto quella mattina fuori di casa.
Il computer portatile, attaccato alla presa della corrente tramite il cavo di alimentazione, illuminava il viso di Rick McField. Il ragazzo, sdraiato sul letto, aveva collegato le cuffiette del suo iPod direttamente al portatile e adesso si stava gustando l’ultimo disco degli HU con l’amaro in bocca. Non poteva scaricarsi niente di nuovo, non poteva accedere a Facebook, non aveva modo di controllare la posta elettronica. Era tagliato fuori, in parole povere. Così come lo era tutto il resto della sua dannatissima città.
Google non rispondeva alle sue insistenti suppliche di resurrezione, e alla stessa maniera si comportavano i beneamati Youtube, Blogger e iTunes. Una tremenda catastrofe, ma non pareva ancora del tutto irrimediabile. Nel senso che non si trattava di un virus informatico, dopotutto: non aveva bisogno di ripristinare il sistema, gli bastava aspettare che internet tornasse in vita. Appena le linee fossero state ricollegate, non ci sarebbero più stati problemi di connessione e la sua esistenza sarebbe ritornata ad essere com’era prima di quell’incomprensibile vicenda.
Il suo computer funzionava, perlomeno. Aveva rimosso la batteria prima di collegare il portatile alla corrente di casa. Gli avevano spiegato di fare così, quando l’aveva comperato giù al negozio di Neighbour Street: in questo modo non rischiava di usurare la carica della batteria troppo in fretta e di ridurne l’autonomia nel giro di qualche mese. In quel computer aveva tutti i suoi film preferiti, le sue canzoni, i suoi giochi. Tutti i dati più importanti della sua vita erano contenuti in quell’hard disk da cinquecento giga, e finché continuava a sparargli musica nelle orecchie andava tutto bene.
Quella mattina, a scuola, aveva assistito ad una scena terrificante. Le classi erano logicamente quasi del tutto vuote, e un quarto dei professori non si era presentato a lezione negli ultimi giorni. I genitori di Rick avevano insistito affinché non rimanesse a casa a poltrire, e lui aveva protestato un po’ ma alla fine aveva ubbidito al comando di mamma e papà. D’altronde, bisognava dire che in fin dei conti non aveva scelta.
La scena più raccapricciante della sua esistenza gli si era offerta quella mattina alle otto in punto, quando assieme ad un paio di compagni di classe era entrato in aula. Era stata addirittura peggiore di quella volta in cui alcuni amici al campeggio avevano legato uno scoiattolo e gli avevano infilato in bocca un petardo acceso. Il botto aveva schizzato sangue da tutte le parti, persino sulla sua faccia. Ma entrando a scuola quella mattina, mettendo piede tra quelle quattro pareti che lo ospitavano cinque giorni su sette…
Trovare il prof di religione impiccato sopra alla cattedra rovesciata non era stato molto carino. Specie perché aveva gli occhi sbarrati, e perché la cintura per la quale era appeso oscillava ancora…
Ad ogni modo, era acqua passata. I suoi genitori avevano acconsentito a tenerlo a casa da scuola, e i pochi professori rimasti avevano pregato anche gli altri di fare lo stesso. La situazione era troppo drammatica per fingere che non stesse accadendo nulla. Non era possibile chiudere gli occhi di fronte ad una realtà simile. Era semplicemente sbagliato.
D’un tratto il computer portatile di Rick si spense e il viso illuminato del ragazzo sprofondò nell’oscurità.

Momenti Bui

Buongiorno, Lettore!
Nuova settimana avviata, e questo significa innanzitutto nuovo capitolo del romanzo a puntate.
"Le Anime di Eglon" prosegue con l'Episodio 24, "Incontri e Scontri", avanzando rapidamente verso un finale di stagione per nulla scontato, carico di novità e ricco di strabilianti colpi di scena.
La città sta vivendo i suoi momenti più bui, Lettore. Dobbiamo fare presto, prima che la rivoluzione finisca di consumarla. Gli abitanti si stanno già organizzando per impedire ai ribelli di distruggere ciò che resta.
Ma che cosa accadrà, oggi, ad Eglon?

sabato 18 febbraio 2012

Senza Titolo - Parte 3

La stanza era stretta e a malapena rischiarata dalla poca luce che pioveva dalle finestre. Il cielo, fuori, era plumbeo e sembrava promettere una nuova bufera di neve.
Ubaldo stava sdraiato su di un letto stretto e apparentemente scomodo, avvolto dalle coperte. Tre cuscini lo aiutavano a tenere alzate le spalle e la testa, e il suo viso rabbuiato era scosso da tremiti continui.
«Signor Gianese, come si sente oggi?» lo interrogò con voce flebile il giovanotto, prendendo posto sulla sedia accanto a lui e sfilandosi di dosso il cappello e il cappotto che aveva indossato per raggiungere la casa in cui il pittore stava riposando.
«Non molto diverso da ieri, lo ammetto» rispose tranquillamente, posando uno sguardo paterno sul giovane preoccupato. «Ho paura che queste saranno le mie ultime ore, purtroppo.»
«Non dica così…» mormorò il ragazzo, cercando di rasserenare il suo maestro di bottega. Ma il pittore sorrise tristemente e annuì, con fare rassegnato.
Il dottore entrò senza annunciarsi, semplicemente comparendo alle spalle del ragazzo e avvicinandosi al suo paziente, domandandogli se avesse bisogno di qualcosa.

Finale Racconto

Siamo arrivati al finale del racconto "Senza Titolo", Lettore. Con la Parte 3 si conclude questa breve storia con la quale mi sono piazzato tra i selezionati di un recente concorso letterario. La settimana prossima, per fare un po' d'ordine, pubblicherò un post con i link alle tre parti da inserire all'interno del riquadro della sezione "Racconti".
Ti aspetto lunedì con il nuovo Episodio 24 del romanzo a puntate "Le Anime di Eglon": "Incontri e Scontri". Per adesso, goditi le ultime righe del mio racconto. Buon viaggio!

venerdì 17 febbraio 2012

News

Le novità, qui su "Scrivere Sotto la Luna", non finiscono mai.
E una in particolare, adesso, sta per nascere dalle ceneri di parole bruciate.
Preparati, Lettore, perché se pensi di sapere che cos'è la paura sarai costretto a ricrederti.
Le tenebre stanno arrivando...

giovedì 16 febbraio 2012

Tenebre

Non ti preoccupare, Lettore.
Non avere paura.
Perché le tenebre stanno arrivando...

mercoledì 15 febbraio 2012

Anticipazioni sull'Episodio 24

Mio Carissimo Lettore, ritorniamo a parlare del romanzo a puntate "Le Anime di Eglon".
Il prossimo episodio non è ancora pronto, ma conto di ultimarlo (come al solito) durante il fine settimana. Oltretutto, da domenica a mercoledì sarò a casa da scuola, perciò avrò un po' di tempo per mettermi al lavoro sui vari progetti che mi gironzolano per la testa.
Adesso, giustamente, sarai curioso di leggere le Anticipazioni sull'Episodio 24. Dunque, bando agli indugi:

martedì 14 febbraio 2012

Auguri Speciali

Oggi è un giorno speciale, Lettore. Un giorno davvero molto speciale. Non solo perché è San Valentino, festa degli innamorati, ma anche e soprattutto perché è il mio anniversario. Esatto, proprio così: oggi festeggio esattamente quattro anni assieme alla mia ragazza, la Musa ispiratrice che ha reso possibile quasi tutto ciò che ho scritto in questo blog.
Perciò, mia dolce Musa Camilla, oggi questo post è solo tuo. Solo nostro, per il nostro quarto anniversario.
Ti amo, piccola mia. Non dimenticarlo mai. Spero di riuscire a rendere speciale questa giornata. Ma, in fondo, come dici sempre anche tu, la verità è che ogni giorno è il nostro anniversario: ogni giornata passata assieme è speciale, e questa è forse la cosa più importante in assoluto. La chiave di tutto.
E sai qual è la parte più bella, tesoro? Il fatto che non ho problemi a scrivere una qualsiasi storia, che appena mi decido a cominciare butto giù una pagina dopo l'altra senza difficoltà. Quando mi metto a scrivere qualcosa per te, invece, le parole non mi vengono più. Come ad un bambino timido che non riesce a parlare alla ragazza che gli piace. Mi fai quest'effetto, amore, ancora adesso dopo quattro anni che stiamo insieme. Forse perché mi perdo pensando a te, a quando potrò riabbracciarti di nuovo.
Sei importante per me, mia Musa. Più di qualsiasi altra cosa. Lo sei sempre stata e lo sarai per sempre. Ecco una cosa che non cambierà mai.
Buon anniversario, piccolina mia. Ti amo!!!

lunedì 13 febbraio 2012

Le Anime di Eglon - Episodio 23 - Amanti Segrete

Sabato mattina, finalmente. Quant’è bello il sabato mattina, quando si porta dietro la consapevolezza che un’altra settimana è finita? Impossibile rispondere a questa domanda. Impossibile quantificare la bellezza assoluta del sabato mattina. Specie di quel sabato mattina in particolare, che si prospettava sereno e invitante.
«Erika! Come stai, amore?» la riscosse la voce di Brittany, delineandosi nell’aria come il tocco magico di un angelo sospeso. Erika si voltò e vide l’amica venire avanti con un ampio sorriso. Si fermò ad aspettare che la raggiungesse e si scambiarono un bacio sulle guance, abbracciandosi.
«Tesoro, sono felice di rivederti. Oggi è proprio una bella giornata, vero?» disse Erika, inalando il profumo della compagna di classe e lasciando che per qualche istante le coccolasse i sensi, abbandonandosi nella sua fragranza inconsistente.
«Sì, sono d’accordo» approvò Brittany, separandosi dall’abbraccio e studiando la migliore amica con i suoi occhi espressivi. Aveva gli occhi azzurri, Brittany. Di quella particolare tonalità di azzurro che il cielo assume soltanto quando è completamente sgombro. I capelli, biondo chiaro, le ricadevano sciolti sulle spalle e la pelle perfetta, liscia come la superficie di un foglio di carta appena pressato, si distendeva in un sorriso assolutamente disarmante, attraente.
Brittany squadrò l’amica, che aveva una lunga chioma bruna e occhi di un marrone incredibilmente profondo, quasi surreale. Anche la pelle di Erika era perfetta, valutò mentre la esaminava da vicino, e il suo corpo era snello e slanciato.
«Niente compiti e niente interrogazioni stamattina, giusto?» domandò ancora Erika, affiancandosi all’amica e avviandosi con lei in direzione del liceo, che si trovava lungo Main Street a circa due isolati di distanza dal municipio di Eglon.
«No, teoricamente no» confermò Brittany, sempre raggiante. Si volse a guardare in viso l’amica e i loro occhi si scambiarono sussurri di una complicità inestimabile, che nessun altro al di fuori di loro sarebbe riuscito a cogliere. Si misero entrambe a ridacchiare e si tennero giocosamente per mano, andando avanti per il marciapiede con estrema calma.
«Stasera che si fa?» riprese Brittany, mentre facevano il loro ingresso nel corridoio centrale del liceo, lasciandosi circondare da una fiumana di studenti in movimento.
«Devo fare da autista a mia sorella. Vuole andare alla festa di Tila Berkovich, e io la devo per forza accompagnare fino a là. Poi però sono libera» illustrò Erika.
«Beh, direi che uscire è escluso: sono troppo stanca, per questa settimana è meglio fare una cosa tranquilla… Vieni da me dopo aver mollato giù tua sorella e ci spariamo un film?» propose Brittany, lanciando una strizzatina d’occhio all’amica.
«Se è un horror ci sto!» approvò felice Erika, rispondendo con un sorriso d’intesa.
«Oro! Direi che siamo d’accordo, allora. Ti aspetto per le nove, nove e mezza al massimo. Ci buttiamo a letto in camera mia e ci guardiamo l’horror» concluse Brittany, scuotendo la cascata di capelli biondi e puntando i suoi occhi – scorci di cielo sgombro – in quelli marroni della compagna di classe. «Una serata tranquilla, come piace a noi.»
«Esatto» confermò Erika, ed entrarono assieme in classe.
Ancora non lo potevano sapere, naturalmente, ma non sarebbe stata affatto una serata tranquilla. Anzi.

Puntata Speciale

Quella di oggi, Lettore, sarà come ho anticipato una puntata un po' "speciale".
L'Episodio 23, infatti, si concentra sulle vicende di un'unica coppia, che rimane la sola e indiscussa protagonista di ogni paragrafo. La trama, in questo modo, procede con un rapido salto all'indietro che si rivelerà indispensabile per poter andare avanti.
Ancora una volta, Caro Lettore, ti auguro di fare un buon viaggio tra le mie parole!

sabato 11 febbraio 2012

Senza Titolo - Parte 2

Faceva stranamente caldo, dentro la chiesa, sebbene fuori stessero incominciando a fioccare i primi batuffoli di neve da un cielo livido che aveva minacciato rovesci per tutta la giornata. Forse, valutò il giovane, era per via della grossa candela accesa che reggeva in mano senza sosta da almeno quattro ore. Tenerla sollevata in alto per rischiarare la parete non era difficile, non per i primi cinque minuti. Poi, però, la candela si faceva sempre più pesante, i muscoli delle braccia iniziavano a protestare e a poco a poco un fastidioso formicolio si diffondeva dai polsi fino alle spalle, scendendo lungo tutto il busto.
Adesso sentiva alcune gocce di sudore corrergli sulla fronte e giù per le guance, in direzione del collo. Non poteva fermarle, perché aveva entrambe le mani impegnate a reggere la candela. Se non avesse fatto luce sulla parete, in equilibrio con il signor Gianese sugli ultimi pioli di quella scala pericolante, come sarebbe riuscito il pittore a finire di dipingere l’arco della navata centrale?
Quel pomeriggio, in Municipio, ad Ubaldo Gianese era stato intimato di concludere i lavori entro la fine della prossima settimana. La chiesa doveva essere assolutamente pronta per le cerimonie natalizie, che non sarebbero naturalmente state ritardate nemmeno di un’ora. Perciò, avevano soggiunto quelli del Comune, era meglio che ultimasse la sua opera, prima che la ricompensa pattuita si assottigliasse magicamente.

venerdì 10 febbraio 2012

Parola Chiave: Tempo

Voglio tempo, Lettore. Voglio solo tempo. Tempo per buttare giù le idee, per riordinarle e scriverle, dannazione. Tempo per pensare, per rilassare la mente e permetterle di viaggiare. Tempo per capire la realtà che mi circonda e imparare a raccontarla meglio. Tempo. Tutto si gioca sul tempo.
Ho la testa letteralmente sommersa da idee di ogni genere. Almeno una decina di romanzi interi, già quasi completamente strutturati. Oltre quaranta spunti per altrettanti racconti diversi. Centinaia e centinaia di personaggi che mi si presentano ogni giorno, nei sogni, in autobus, lungo le strade... Vite diverse, storie diverse, che scorrono come un fiume in piena e mi travolgono. Ma il tempo continua a mancarmi, capisci? Non so se ho tempo per scrivere tutte queste storie. Forse, a ben pensarci, non ce l'avrò mai. La cosa non mi piace affatto.
Voglio tempo, Lettore. Soltanto tempo. Tempo per vivere e per scrivere. Tempo per sognare ad occhi aperti e raccontare ciò che vedo. La parola chiave, nella storia, è tempo.

giovedì 9 febbraio 2012

Teoria del Conflitto

Non è sempre tutto facile come può sembrare. A volte bisogna lottare anche per le cose più semplici. La guerra, dentro di noi e fuori di noi, spesso è inevitabile. D'altro canto, il mondo è fatto di conflitti. La realtà stessa, a ben pensarci, nasce dai conflitti. Basta osservare la natura, l'accadere delle cose, lo scorrere del tempo... Anche negli attimi di tregua in cui cerchiamo il senso dei nostri minuti: anche lì c'è il conflitto. Anche lì c'è la guerra.
Noi, mio Caro Lettore, siamo esseri viventi costantemente in guerra per nostra natura. Credo sia una cosa fin troppo chiara. Questo conflitto perenne, naturalmente, è dettato dalla nostra estrema diversità, dalla varietà di pensieri, concezioni e ideali che contraddistingue la nostra specie.
Una specie vivente che si toglie la vita, che combatte per salvarla e allo stesso tempo muore per distruggerla. Forse è proprio qui che sta il senso dell'esistenza. Può essere? Che il significato della vita si nasconda nella guerra, quella dentro di noi e quella fuori di noi? La storia, il tempo, l'universo, tutto si può spiegare con questa semplice e pratica teoria del conflitto. Ma è davvero così che funziona? Siamo davvero condannati a lottare per sempre?

mercoledì 8 febbraio 2012

Noia e Alcol

In una società frenetica e ossessiva come quella nella quale viviamo, votata all’eccesso e al caos, come può un adolescente sentirsi assolutamente libero dalle costanti e persuasive tentazioni dell’alcol? D’altro canto, mentre l’esistenza comincia piano piano a svuotarsi, viene facilmente da domandarsi con che cosa la si possa riempire. Dopotutto è di questo che ciascuno di noi ha bisogno, giusto? Di trovare il modo di colmare la voragine che con il passare del tempo si allarga sempre di più nel nostro animo. E, come la società ci insegna, sembra che la strada considerata migliore sia anche la più semplice: la via dell’alcol, un vicolo cieco che consente senza troppa fatica di mettere a tacere la coscienza e zittire l’assordante rumore del silenzio che c’è dentro di noi.
Esiste forse un’età nella quale l’individuo è più fragile di quanto non lo sia durante il periodo dell’adolescenza? È proprio su questo, a quanto pare, che puntano oggigiorno alcune tra le più grandi multinazionali dell’alcol: i giovani sono tanti, una fascia di mercato piuttosto cospicua, e perché non sfruttarne l’instabilità momentanea per tramutarli in fedeli acquirenti che, una volta assuefatti, non rinunceranno all’alcol per il resto della loro vita? E in effetti questa strategia dà i suoi frutti: il consumo di bevande alcoliche sta crescendo vertiginosamente tra i ragazzi; nel frattempo, l’età alla quale si comincia a bere con una certa frequenza cala spaventosamente.

martedì 7 febbraio 2012

Anticipazioni sull'Episodio 23

Dopo la pubblicazione del nuovo episodio, ecco che comincia la settimana e si fa strada a poco a poco la necessità di trovare il tempo per scrivere il prossimo.
Ormai andiamo verso la fine della stagione, Lettore. Lentamente si avvicina l'epilogo di questa prima serie di episodi, al termine della quale molte cose cambieranno in vista di una Seconda Stagione assolutamente ricca di novità e di intensi colpi di scena. Non ho ancora deciso se in totale le puntate della Prima Stagione saranno 30 o 32. Te lo farò senz'altro sapere appena avrò capito quanto spazio mi occorre per completare gli ultimi eventi necessari al prosieguo.
La puntata di lunedì sarà particolare, perché oltre a continuare a sviluppare la storia si soffermerà anche sulla vicenda di una coppia molto speciale di personaggi non ancora introdotti. Sarà un capitolo fuori dall'ordinario, insomma, anche se indispensabile per il seguito della trama.
Non voglio aggiungere altro. Vi rimando perciò direttamente alle Anticipazioni sull'Episodio 23:

lunedì 6 febbraio 2012

Le Anime di Eglon - Episodio 22 - Blackout

«Se la situazione non fosse così drastica, naturalmente eviteremmo più che volentieri di prendere simili provvedimenti. Ma a questo punto pare che non rimanga altra scelta. Mi capisce, non è vero?» lo interrogò la voce al telefono, a mo’ di domanda retorica.
«Certo, certo. Capisco» borbottò il comandante Smith, impotente. Stringeva la cornetta nella mano con troppa forza, tanto che le nocche gli si erano completamente sbiancate. Stava perdendo sensibilità, le dita gli facevano male. Se avesse premuto un po’ di più, pensò per qualche secondo di silenzio, forse avrebbe potuto addirittura distruggere quel giocattolo di plastica attraverso il quale le voci dei suoi superiori lo tenevano aggiornato sulle ultime decisioni.
Gli era stata tolta la libertà di manovra che inizialmente gli avevano accordato. Dopo l’incidente di quel bombardamento notturno, che non era stato lui ad autorizzare e che tuttora rimaneva avvolto dal mistero, i suoi superiori volevano essere informati ad ogni ora. Il comandante Smith restava al suo posto, al vertice gerarchico di quella fetta di esercito che si era appostata a pochi passi dalle barricate della città di Eglon, ma di fatto non era più lui a prendere le decisioni. Gli ordini arrivavano dall’alto, e lui non poteva fare altro che obbedire, senza controbattere alcunché.
«Il Segretario della Difesa ha incontrato il Presidente a Washington questo pomeriggio, in via del tutto eccezionale, per un colloquio privato. Sembra che l’opinione pubblica internazionale non stia vedendo molto di buon occhio questa situazione. I giornali di mezzo mondo l’hanno soprannominata rivoluzione terroristica, e ancora non si sa a chi attribuire la colpa. Di certo, il fatto che l’esercito non sia capace di reagire ha insospettito molti Paesi. Ma d’altro canto sanno benissimo che ci sono troppi civili, di mezzo. L’importante, ora come ora, è non compiere passi falsi» spiegò per l’ennesima volta la voce telefonica, arrochita dai chilometri di cavi che era costretta a percorrere per poter giungere all’orecchio del comandante Smith.
«Me ne rendo conto, signore. Per adesso stiamo semplicemente qui. Aspettiamo.»
«E aspetterete ancora per poco, comandante. Stiamo organizzando un piano per infiltrare alcune unità all’interno delle barricate. L’unico punto debole, per adesso, è la completa assenza di informazioni sulle quali basarci. Ci occorrerebbero notizie dall’interno, ma le comunicazioni continuano ad essere impedite. Ci stiamo lavorando.»
«Pensate davvero che tagliare le risorse possa servire a qualcosa?» domandò il comandante Smith, ancora lievemente perplesso.
«Senz’altro. Ne abbiamo discusso con il Segretario della Difesa, e il progetto è stato approvato. Entro poche ore sarà tagliato tutto quanto. Senza cibo, acqua, carburante, medicinali, gas ed elettricità i ribelli non potranno fare altro che arrendersi. Forse resisteranno una settimana, magari anche due. Dopodiché, però, getteranno a terra le loro armi in cambio di una sorsata d’acqua. Glielo garantisco, comandante.»
«E per quanto riguarda la popolazione civile?»
Dall’altra parte ci fu una breve esitazione. Il silenzio riempì la linea per qualche istante. Poi, la voce telefonica lo neutralizzò: «Dovranno fare dei sacrifici anche loro, per il bene del Paese. Dopotutto, hanno già pagato un terribile prezzo. Un leggero aumento, a questo punto, risulterà quasi del tutto ininfluente.»
«Sta parlando di vite umane, signore» gli fece notare Smith, trattenendosi.
«Lo so. Ma in questo momento è come se anche loro fossero contro di noi.»

La Rivoluzione che Avanza

Ce l'ho fatta, mio Carissimo Lettore: alla fine, dopo due soli giorni di stesura, ieri intorno alla mezzanotte ho ultimato la revisione dell'Episodio 22 del romanzo a puntate "Le Anime di Eglon", che adesso mi accingo a pubblicare, pur con qualche ora di ritardo rispetto al solito.
Impresa ardua, ma non impossibile, come sono riuscito a dimostrare. Ora ti lascio alle nuove pagine di questa strana avventura, in una città sempre più fredda, sempre più spaventata e sempre più buia.
Da dove viene questo rumore? Ah già, è la Rivoluzione che avanza... Andiamo, Lettore: entriamo.

sabato 4 febbraio 2012

Senza Titolo - Parte 1

Il giovanotto correva a perdifiato lungo la via lastricata del paese, ansimando e scansando i passanti con l’incertezza di un capriolo ferito. Non aveva più voce per chiedere che lo lasciassero passare. E in ogni caso, anche se ne avesse avuta, dubitava che potesse servire a qualcosa. Gli abitanti di quel piccolo borgo vicentino che sfiorava a malapena le mille anime non sembravano eccessivamente raffinati. Apparivano rozzi, bigotti e creduloni, ma tutto sommato non erano cattivi. Era semplicemente gente che con il passare degli anni si era adattata ai ritmi della campagna e li aveva fatti propri.
Superò un uomo che sistemava le verdure in esposizione davanti ad una bancarella e saltò agilmente un bambino accucciato in fondo ad una rampa di scalini, probabilmente intento a contare le monetine che qualche buona signora gli aveva fatto cadere tra le dita sporche di fango incrostato.
La taverna che stava cercando si trovava in fondo alla strada, sulla destra. Era quella che il signor Gianese frequentava più volentieri, perciò sperava vivamente di trovarlo lì dentro. Altrimenti, non sapeva proprio in quale altro posto avrebbe potuto andare a ripescarlo.
La porta si aprì con un lieve cigolio. Dall’interno fuoriuscì senza la minima esitazione una zaffata d’aria calda che odorava di uva, tabacco e sudore. Il giovane arricciò il naso un istante, gettò un’occhiata all’interno della penombra del locale e individuò la figura dell’uomo con cui doveva assolutamente parlare: Ubaldo Gianese, il pittore che lo aveva preso sotto la sua ala protettrice da quando aveva perso i genitori all’età di cinque anni. Lo vedeva di spalle, dalla soglia della taverna, ma non poté non riconoscerlo: la sua sagoma era inconfondibile, anche in mezzo a quel caos di avventori che sciamavano da un tavolo all’altro in cerca di vino, carte da gioco e scommesse.

Nuovissimo Racconto

Mio Fedele Lettore, a partire da oggi ti voglio proporre un nuovissimo inedito.
Si tratta di un racconto con il quale mi sono recentemente piazzato tra i segnalati di un concorso letterario. Ho deciso di pubblicarlo in 3 piccole parti, in base alla suddivisione che già presenta internamente. Non è un testo molto lungo, né tantomeno impegnativo. L'ho scritto tra il 9 e l'11 gennaio di quest'anno, dunque è ancora fresco di stesura. Spero sia di tuo gradimento.
Adesso, quindi, posto la Parte 1. Buona lettura e, soprattutto, buon viaggio!
Ah, quasi dimenticavo: il racconto si chiama "Senza Titolo".

venerdì 3 febbraio 2012

Tra Mille Impegni

Oggi, Lettore, mi trovo immerso tra mille impegni. Anzi, forse sarebbe meglio scrivere sommerso.
Domani dovrò lavorare intensamente alla stesura dell'Episodio 22 del romanzo a puntate "Le Anime di Eglon", su questo non ci piove. Sto inoltre cercando qualche testo interessante da pubblicare in vista del fine settimana, ma ancora non ho trovato il materiale giusto. Mi viene in mente che dovrò anche mettermi a scrivere gli ultimi due capitoli di "Amore e Morte", l'episodio ispirato a "The Walking Dead"...
Per adesso, mi concentro sugli impegni della giornata. Il resto verrà da sé, ne sono sicuro.

giovedì 2 febbraio 2012

Lo Stesso Tempo

Come corrono i giorni, Lettore. Corrono e scorrono senza sosta, senza mai fermarsi, senza lasciare tempo per riflettere. Ogni data arriva, prima o poi, immancabilmente. E, d'altro canto, come potrebbe non farlo? Eppure questa fuga di ore mi lascia sempre perplesso, confuso di fronte al modo in cui i minuti scivolano via.
Sensazione strana e allo stesso tempo famigliare. Fin troppo conosciuta. Con le idee che mi affollano la testa, concentrarmi sul flusso dei giorni è quasi impossibile. Così non riesco ad afferrarli, e loro mi scappano via.
Ancora un minuto e poi dovrò mettermi a studiare. Un'ultima riflessione, rapida e fugace. Non mi porterà via più di qualche manciata di secondi. Secondi preziosi, però. Questo è vero. Ogni secondo è di per sé prezioso, perché in ogni secondo potrebbe verificarsi un evento capace di stravolgere tutta un'esistenza. D'altronde, gli avvenimenti più importanti avvengono nell'arco di pochi secondi. Una manciata di secondi qualsiasi, e poi tutto si esaurisce e la via è cambiata. La persona è cambiata. Quando il tempo rimane per sempre lo stesso.

mercoledì 1 febbraio 2012

Culla di Pensieri

Lasciarsi cullare dai pensieri è importante, alle volte. Perché noi, tutti noi, siamo in fondo come dei bambini. Abbiamo bisogno di lasciarci cullare, dai nostri pensieri. Dai nostri ricordi. Dalle sensazioni che navigano dentro di noi, che scivolano nella nostra testa e fluiscono nel nostro inconscio. Credo sia un atto indispensabile, Lettore. Forse tanto quanto mangiare, dormire o respirare. I nostri pensieri ci sono, sempre, per quanto noi tentiamo di soffocarli. Possiamo nasconderli alla nostra stessa vista, certo, ma prima o poi ritornano a galla.
Vivere in questo mondo non è facile. Non lo è per nessuno, ne sono convinto. Tutti abbiamo i nostri problemi, i nostri pensieri che ci gironzolano per la testa. Solo che non tutti li sappiamo ascoltare. Non tutti ci lasciamo cullare dai nostri pensieri, o perlomeno non abbastanza quanto dovremmo. Invece è importante, Lettore. Perché noi siamo i nostri pensieri. E questa è una verità innegabile.
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