venerdì 20 settembre 2013

Breve Posticipo

Buongiorno, mio Carissimo Lettore. Oggi ti scrivo questo rapido post per scusarmi delle poche pubblicazioni delle scorse settimane, e per avvisarti che "Solo andata, no ritorno" e "Orrori Brevi" riprenderanno regolarmente da inizio ottobre. Per questa e per la prossima settimana, dunque, niente nuovi capitoli e niente nuove storie brevi, ma non ti preoccupare: si tratta soltanto di un breve posticipo, dopodiché tutto ricomincerà con lo stesso ritmo di prima, te lo garantisco!
Buona giornata e buon fine settimana, Caro Lettore. E a presto!

giovedì 12 settembre 2013

Solo andata, no ritorno - 11

«Racconta al controllore quello che hai raccontato a me, Marco.»
Marco era un ragazzo mingherlino sulla ventina, dall’aspetto drammaticamente fragile. Portava i capelli corti e un paio di occhiali dalle lenti spesse come telescopi astronomici. Era pallido e silenzioso, quasi tremolante, e li fissava con due occhi sgranati che avrebbero fatto pena a chiunque.
«Ho visto un uomo» esordì timidamente, e si fermò per verificare che il controllore lo stesse ascoltando. Roberto, Francesca e Nicola stavano in disparte. Lanciò un’occhiata fuggevole anche a loro tre, poi inghiottì a vuoto e riprese: «Un uomo di una certa età. Stava camminando qui fuori, e andava verso la stazione. Sembrava sorridere.»
Roberto pensò all’uomo che aveva visto nel suo incubo prima di fermarsi in quella maledetta stazione, l’incubo delle gallerie. Il vecchio che poi aveva incontrato nel vagone, che gli aveva risposto allegramente «Davvero non saprei» quando lui gli aveva domandato come mai il treno non fosse ancora ripartito. Non ci aveva più riflettuto. Aveva archiviato la cosa come uno spiacevole scherzetto onirico, uno di quei simpatici déjà vu che a volte si sperimentano ripensando a un sogno, e che in realtà non significano proprio niente. Quel vecchio, aveva concluso, c’era stato per davvero nel vagone, ma non nel suo incubo. L’uomo nel suo incubo non aveva un volto vero e proprio, ed era per questo che la sua mente aveva associato le due immagini.

giovedì 5 settembre 2013

Solo andata, no ritorno - 10

Roberto, seduto al posto di guida, abbassò fino in fondo la frizione e girò la chiave di accensione. Il motore si avviò senza protestare. Ascoltò il suo borbottio sommesso provenire da sotto il cofano. Poi spense e scese, infilandosi le chiavi in tasca.
«Quindi l’auto non è in panne. Funziona. Perché qualcuno avrebbe dovuto lasciare su le chiavi?» lo interrogò il controllore, con le mani affondate nelle tasche dei pantaloni.
«Non ne ho la più vaga idea» confessò il ragazzo, confuso.
«Antonio De Franceschi. Nato a Venezia il quindici maggio millenovecentosessantaquattro. Nel portafoglio ci sono due biglietti Trenitalia. Uno andata e uno ritorno. La meta era Firenze. E quello di ritorno è stato convalidato alla stazione di Firenze giusto stamattina» li informò Francesca con in mano i documenti del proprietario dell’auto. «Qui dentro ci sono anche trentacinque euro in banconote. Più spiccioli.»
«Stava rimontando in macchina per tornare a casa» propose il controllore, camminando avanti e indietro attorno alla portiera aperta. «Originario di Venezia, sì, ma il nome del paese segnato sull’indirizzo mi pare di queste parti. Forse si è trasferito qui dopo essersi sposato…»
«O per lavoro» soggiunse Nicola, dopo essersi sonoramente schiarito la voce.
«Comunque è salito in auto e ha appoggiato il portafoglio sul sedile laterale. Ha infilato le chiavi e, sempre se non si era scordato di inserirlo prima di prendere il treno per Firenze, ha tolto il freno a mano. Probabilmente stava per chiudere la portiera e allacciarsi la cintura, quando è successo… qualcosa» andò avanti Roberto, la fronte aggrottata e lo sguardo immerso in un flusso di pensieri impenetrabile.
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