Billy
spalancò gli occhi, svegliato di soprassalto da un rumore secco e crepitante
che lo strappò dal mondo dei sogni con incredibile rapidità. Si guardò attorno
ansimante e riconobbe abbastanza facilmente i contorni sfumati della sua camera
da letto, solidi e sicuri malgrado apparissero ancora leggermente sbiaditi.
Tirò
un sospiro di sollievo e si rigirò tra le coperte, raggomitolandosi su se
stesso per scaldarsi.
Chiuse gli occhi e tentò di lasciarsi scivolare ancora una volta nel sonno interrotto, ma un altro rumore lo colse alla sprovvista, facendogli accelerare il battito cardiaco.
Chiuse gli occhi e tentò di lasciarsi scivolare ancora una volta nel sonno interrotto, ma un altro rumore lo colse alla sprovvista, facendogli accelerare il battito cardiaco.
Aprì
nuovamente gli occhi e tese le orecchie, sistemandosi sulla schiena e tirando
su lievemente la testa per sogguardare la porta chiusa della camera. Dal
corridoio trapelava una luce attraverso la serratura. Si sollevò sui gomiti e
strinse le palpebre per mettere bene a fuoco, cercando di capire se si trattasse
della sua immaginazione.
Il
rumore di poco prima si ripeté, così limpido e naturale da risultare
inconfondibile. Gli fece accapponare la pelle, ma Billy non si scompose. Restò
fermo e zitto ad ascoltare quel verso gutturale che sapeva di masticazione, e si domandò nel frattempo se stesse
ancora sognando. C’era qualche possibilità che non si fosse ancora svegliato
del tutto?
Temo di no. Ho paura che adesso… che stavolta siano arrivati.
Scostò
le coperte e si alzò in piedi con calma, senza compiere movimenti bruschi. Il
parquet era freddo, ma non ci fece caso. Mosse alcuni passi in direzione della
porta e strinse fra le dita contratte la maniglia, avvertendola gelida e
terribilmente ruvida a contatto con la propria mano. Il battito del cuore gli
pulsava martellante nelle tempie, scandendo i suoi respiri concitati. Inghiottì
a vuoto e pregò, dentro di sé, che fosse tutto un incubo.
Abbassò
la maniglia e spinse l’uscio. L’apertura si spalancò di fronte ai suoi occhi
strabuzzati, e una scena raccapricciante gli si presentò in tutto il suo
macabro, insostenibile, truculento orrore.
Billy
trattenne un urlo e indietreggiò quasi involontariamente, sentendosi svenire.
C’era
la luce accesa, di fuori, e in fondo al corridoio se ne stava seduta contro la
parete una figura a dir poco grottesca, quella di una ragazza con i capelli
lunghi e corvini incrostati di fango, i vestiti graffiati e gli occhi spenti,
esanimi, la bocca e il mento impastati di sangue fresco. Teneva tra le braccia
il corpo senza vita di Kyle, il fratello minore di Billy, e gli stava affondando
i denti nella tenera carne tra spalla e collo.
Billy
osservò il suo fratellino. Aveva la testa piegata in una posizione innaturale,
e una manica strappata. Sulla pelle chiara del braccio spiccava un lampeggiante
morso sanguinolento che il ragazzo non poté fare a meno di notare.
La
giovane zombie seduta in fondo al corridoio con le gambe incrociate e il
cadavere di Kyle fra le braccia registrò in quel momento la presenza di Billy e
digrignò i denti con fare feroce, famelico, dimenticando la preda alla quale si
stava dedicando un istante prima e tirandosi in piedi con incredibile velocità,
barcollando lungo il corridoio fiocamente illuminato.
Billy
realizzò soltanto in quel momento di trovarsi paralizzato a pochi passi dalla
porta, con un morto che veniva verso di lui senza esitazione, col proposito di
divorarlo. Si lanciò di nuovo contro l’apertura che dava sul corridoio e chiuse
la porta un attimo prima che il corpo della ragazza zombie gli impedisse di
farlo. Udì un tonfo dall’altra parte. Iniziò ad avvertire una certa resistenza
sulla maniglia, una forza inimmaginabile che premeva per abbassarla ed entrare.
Raccolse la chiave da terra, dov’era caduta, e la infilò nella serratura,
girandola energicamente.
I
versi disumani del morto facevano crepare il cuore. Si augurò che non ci fosse
nessun altro zombie nei paraggi, e allo stesso tempo si domandò che cosa fosse
capitato ai suoi genitori. Quasi sicuramente, si rispose subito, erano stati
sorpresi nel sonno anche loro, proprio come Kyle.
Lo
zombie fuori dalla porta incominciò a grattare contro il legno. Billy sobbalzò
alla prima unghiata, ma poi vide che lì dentro era al sicuro e si
tranquillizzò, costringendosi a pensare razionalmente. Doveva trovare una via
di fuga, e alla svelta.
Credeva
di avere più tempo, fino a ieri. Anzi, tutti loro credevano di avere più tempo. L’esercito era intervenuto a inizio
settimana e aveva isolato i quartieri più pericolosi, barricando le strade e contenendo
l’epidemia. A quanto pareva, quella notte qualcosa era andato storto. Uno
zombie era passato. O forse anche più di uno, si corresse quasi meccanicamente
Billy. Fatto stava che adesso la porta della sua camera era bloccata, e il suo
fratellino Kyle era morto e presto sarebbe diventato uno zombie come loro. E
anche ai suoi genitori, forse, era toccata la stessa sorte…
Aveva
la mente annebbiata, ma riuscì comunque a sedersi sul bordo del letto,
stringendosi la testa tra le mani, e a pensare.
La
sua ragazza, Stephanie, si trovava a cinque chilometri da lui in quel momento.
L’ultima volta che si erano visti era stata il pomeriggio in cui era arrivato
l’esercito. Si erano promessi che si sarebbero ritrovati appena quella brutta
storia fosse finita, e poi erano stati costretti a salutarsi perché era ora di
ritornare alle rispettive case e barricarsi dentro prima che i militari
iniziassero a ripulire le strade dei quartieri infetti.
Non
aveva modo di contattare Stephanie, perché l’esercito aveva bloccato tutte le
comunicazioni affinché non ostacolassero le loro trasmissioni: niente
cellulare, quindi, e niente telefono. C’era soltanto la speranza che Steff e la
sua famiglia stessero bene. Non poteva avere alcuna certezza in più, e questo
era alquanto demoralizzante.
Ma
il desiderio di rivederla riuscì a mantenerlo sveglio mentre lo zombie in
corridoio grattava con le unghie il legno della sua porta, provando in tutti i
modi ad aprirsi un varco per entrare a sbranarlo.
Doveva
andare da Stephanie a controllare che stesse bene. Non udiva spari all’esterno
dell’abitazione, il che poteva significare soltanto due cose: o che quello
zombie di là in corridoio era stato l’unico a superare le barricate, o che i
soldati erano stati definitivamente spazzati via. In entrambi i casi doveva
levare le tende e sparire in fretta, prima che fosse troppo tardi.
Doveva
raggiungere Stephanie. Con lei e la sua famiglia sarebbe stato al sicuro, ne
era certo. E poi, nel caso in cui i morti fossero riusciti a sbaragliare
l’esercito, c’era sempre la casa in montagna come ultimo baluardo di speranza…
Con
queste idee che gli vorticavano per la testa si alzò per l’ultima volta dal suo
letto, aprì la finestra e senza fare rumore uscì sul vialetto che separava i
muri esterni della casa dal giardino, riappoggiando il vetro alle proprie
spalle.
Il
cuore gli palpitava ancora come un forsennato, ma se non altro lì fuori il
rumore dello zombie che grattava il legno della porta giungeva un po’ più
smorzato…
La
notte era lugubremente scura e silenziosa. Billy si incamminò irrequieto lungo
il vialetto, cercando di far risuonare il meno possibile i propri passi sulla
pavimentazione di pietra. La paura che uno zombie potesse comparirgli davanti
da un momento all’altro era tanta e lo teneva col fiato sospeso.
Gli
pareva di trovarsi in uno di quei sogni in cui sembra quasi di precipitare e
dai quali ci si sveglia sempre con un inevitabile sospiro di sollievo,
scoprendo che non ci si trova neppure sull’orlo del letto.
Raggiunse
la facciata dell’abitazione e lì intravide una figura distesa sull’erba: era il
corpo di suo padre, sdraiato sul giardino a pancia in giù. Sul suo profilo si
posava la debole luce che pioveva fuori dalla porta d’ingresso dell’abitazione,
orrendamente spalancata.
Cercò
di avvicinarsi al papà per voltarlo e vedere se fosse ancora vivo, ma notò
immediatamente il grosso morso sul fianco e preferì non indagare oltre. Teneva
stretto tra le dita un mozzicone di sigaretta ancora fumante. Doveva essere
stato lui ad aprire la porta: probabilmente era uscito per fumarsi una
sigaretta e lo zombie lo aveva aggredito. Mamma aveva sempre detto che alla
fine le sigarette lo avrebbero ucciso, e difatti…
Billy
scacciò questi pensieri e si concentrò sulla sua missione. Varcò la soglia ed
entrò in casa. Si avvicinò alla porta aperta che dava sul corridoio e guardò
all’interno: scorse la ragazza zombie con la bocca impastata di sangue ancora
intenta a grattare contro la porta della sua camera da letto, e il cadavere di
Kyle sul pavimento in parquet con gli occhi vacui rivolti verso il soffitto e
un rivoletto di sangue luccicante sulle labbra.
La
porta della camera da letto di mamma e papà era aperta, scoprì con un crescente
senso di orrore che gli montava dentro, e dall’interno giungeva un tetro suono
gorgogliante che sapeva anch’esso di masticazione, proprio come quello che
aveva udito quando si era svegliato ormai mille anni prima.
Quindi c’è almeno un altro zombie in
casa… Cristo… Questo significava
ineluttabilmente che non si trattava di un caso isolato: non era passato
soltanto un morto oltre le barricate,
perciò forse era davvero successo qualcosa di irreparabile, quella notte,
mentre dormiva…
E
adesso il secondo zombie si stava tranquillamente divorando la sua mamma, e lui
non poteva farci assolutamente niente. Un amaro senso di impotenza lo travolse
come una piena d’acqua insanguinata, infrangendo i suoi argini emotivi. Gli
occhi gli si inumidirono, e la sua vista iniziò a galleggiare sulla superficie
delle lacrime che affioravano.
Appoggiò
silenziosamente la porta che dava sul corridoio e la sigillò, correndo verso il
mobile del telefono in ingresso e prendendo il mazzo di chiavi della macchina.
Uscì
per l’ultima volta dalla porta di casa sua, di soppiatto, senza farsi notare, e
nel buio quasi assoluto del parcheggio dietro l’abitazione salì in auto e mise
in moto, avviandosi lentamente in direzione della strada.
Si
immise nella carreggiata e partì, lasciandosi alle spalle la sua abitazione e i
corpi della sua famiglia irrimediabilmente infetti, intanto che attorno a lui,
lungo i marciapiedi, una macabra sfilata di morti camminava disorientata in
ogni direzione e assaliva ogni singola casa, procedendo porta dopo porta e facendosi
largo tra tutto il sangue della città.
Erano
arrivati i morti che camminano. E adesso non c’era più possibilità di scampo
per nessuno.
Billy riaprì gli occhi nella realtà.
Era già l’alba, e questo significava che era ora di alzarsi. Sbuffò sottovoce e
si tirò su, decidendo che avrebbe lasciato che Stephanie riposasse ancora un
po’.
Iniziava un nuovo giorno e c’erano
tantissime cose da fare. Prima fra tutte andare in cima alla vallata per
controllare che non vi fossero movimenti sospetti nei dintorni.
THE WALKING DEAD
AMORE E MORTE
SCRITTO DA DAVIDE DE BONI
ISPIRATO ALLA SERIE DI FRANK DARABONT E ROBERT KIRKMAN
bellissimo racconto, molto realistico.
RispondiEliminaGrazie Luca, presto ci sarà il seguito dell'episodio! ;)
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