sabato 29 ottobre 2011

The Walking Dead - Amore e Morte - Capitolo II

  Billy spalancò gli occhi, svegliato di soprassalto da un rumore secco e crepitante che lo strappò dal mondo dei sogni con incredibile rapidità. Si guardò attorno ansimante e riconobbe abbastanza facilmente i contorni sfumati della sua camera da letto, solidi e sicuri malgrado apparissero ancora leggermente sbiaditi.
Tirò un sospiro di sollievo e si rigirò tra le coperte, raggomitolandosi su se stesso per scaldarsi.
Chiuse gli occhi e tentò di lasciarsi scivolare ancora una volta nel sonno interrotto, ma un altro rumore lo colse alla sprovvista, facendogli accelerare il battito cardiaco.
Aprì nuovamente gli occhi e tese le orecchie, sistemandosi sulla schiena e tirando su lievemente la testa per sogguardare la porta chiusa della camera. Dal corridoio trapelava una luce attraverso la serratura. Si sollevò sui gomiti e strinse le palpebre per mettere bene a fuoco, cercando di capire se si trattasse della sua immaginazione.
Il rumore di poco prima si ripeté, così limpido e naturale da risultare inconfondibile. Gli fece accapponare la pelle, ma Billy non si scompose. Restò fermo e zitto ad ascoltare quel verso gutturale che sapeva di masticazione, e si domandò nel frattempo se stesse ancora sognando. C’era qualche possibilità che non si fosse ancora svegliato del tutto?
Temo di no. Ho paura che adesso… che stavolta siano arrivati.
Scostò le coperte e si alzò in piedi con calma, senza compiere movimenti bruschi. Il parquet era freddo, ma non ci fece caso. Mosse alcuni passi in direzione della porta e strinse fra le dita contratte la maniglia, avvertendola gelida e terribilmente ruvida a contatto con la propria mano. Il battito del cuore gli pulsava martellante nelle tempie, scandendo i suoi respiri concitati. Inghiottì a vuoto e pregò, dentro di sé, che fosse tutto un incubo.
Abbassò la maniglia e spinse l’uscio. L’apertura si spalancò di fronte ai suoi occhi strabuzzati, e una scena raccapricciante gli si presentò in tutto il suo macabro, insostenibile, truculento orrore.
Billy trattenne un urlo e indietreggiò quasi involontariamente, sentendosi svenire.
C’era la luce accesa, di fuori, e in fondo al corridoio se ne stava seduta contro la parete una figura a dir poco grottesca, quella di una ragazza con i capelli lunghi e corvini incrostati di fango, i vestiti graffiati e gli occhi spenti, esanimi, la bocca e il mento impastati di sangue fresco. Teneva tra le braccia il corpo senza vita di Kyle, il fratello minore di Billy, e gli stava affondando i denti nella tenera carne tra spalla e collo.
Billy osservò il suo fratellino. Aveva la testa piegata in una posizione innaturale, e una manica strappata. Sulla pelle chiara del braccio spiccava un lampeggiante morso sanguinolento che il ragazzo non poté fare a meno di notare.
La giovane zombie seduta in fondo al corridoio con le gambe incrociate e il cadavere di Kyle fra le braccia registrò in quel momento la presenza di Billy e digrignò i denti con fare feroce, famelico, dimenticando la preda alla quale si stava dedicando un istante prima e tirandosi in piedi con incredibile velocità, barcollando lungo il corridoio fiocamente illuminato.
Billy realizzò soltanto in quel momento di trovarsi paralizzato a pochi passi dalla porta, con un morto che veniva verso di lui senza esitazione, col proposito di divorarlo. Si lanciò di nuovo contro l’apertura che dava sul corridoio e chiuse la porta un attimo prima che il corpo della ragazza zombie gli impedisse di farlo. Udì un tonfo dall’altra parte. Iniziò ad avvertire una certa resistenza sulla maniglia, una forza inimmaginabile che premeva per abbassarla ed entrare. Raccolse la chiave da terra, dov’era caduta, e la infilò nella serratura, girandola energicamente.
I versi disumani del morto facevano crepare il cuore. Si augurò che non ci fosse nessun altro zombie nei paraggi, e allo stesso tempo si domandò che cosa fosse capitato ai suoi genitori. Quasi sicuramente, si rispose subito, erano stati sorpresi nel sonno anche loro, proprio come Kyle.
Lo zombie fuori dalla porta incominciò a grattare contro il legno. Billy sobbalzò alla prima unghiata, ma poi vide che lì dentro era al sicuro e si tranquillizzò, costringendosi a pensare razionalmente. Doveva trovare una via di fuga, e alla svelta.
Credeva di avere più tempo, fino a ieri. Anzi, tutti loro credevano di avere più tempo. L’esercito era intervenuto a inizio settimana e aveva isolato i quartieri più pericolosi, barricando le strade e contenendo l’epidemia. A quanto pareva, quella notte qualcosa era andato storto. Uno zombie era passato. O forse anche più di uno, si corresse quasi meccanicamente Billy. Fatto stava che adesso la porta della sua camera era bloccata, e il suo fratellino Kyle era morto e presto sarebbe diventato uno zombie come loro. E anche ai suoi genitori, forse, era toccata la stessa sorte…
Aveva la mente annebbiata, ma riuscì comunque a sedersi sul bordo del letto, stringendosi la testa tra le mani, e a pensare.
La sua ragazza, Stephanie, si trovava a cinque chilometri da lui in quel momento. L’ultima volta che si erano visti era stata il pomeriggio in cui era arrivato l’esercito. Si erano promessi che si sarebbero ritrovati appena quella brutta storia fosse finita, e poi erano stati costretti a salutarsi perché era ora di ritornare alle rispettive case e barricarsi dentro prima che i militari iniziassero a ripulire le strade dei quartieri infetti.
Non aveva modo di contattare Stephanie, perché l’esercito aveva bloccato tutte le comunicazioni affinché non ostacolassero le loro trasmissioni: niente cellulare, quindi, e niente telefono. C’era soltanto la speranza che Steff e la sua famiglia stessero bene. Non poteva avere alcuna certezza in più, e questo era alquanto demoralizzante.
Ma il desiderio di rivederla riuscì a mantenerlo sveglio mentre lo zombie in corridoio grattava con le unghie il legno della sua porta, provando in tutti i modi ad aprirsi un varco per entrare a sbranarlo.
Doveva andare da Stephanie a controllare che stesse bene. Non udiva spari all’esterno dell’abitazione, il che poteva significare soltanto due cose: o che quello zombie di là in corridoio era stato l’unico a superare le barricate, o che i soldati erano stati definitivamente spazzati via. In entrambi i casi doveva levare le tende e sparire in fretta, prima che fosse troppo tardi.
Doveva raggiungere Stephanie. Con lei e la sua famiglia sarebbe stato al sicuro, ne era certo. E poi, nel caso in cui i morti fossero riusciti a sbaragliare l’esercito, c’era sempre la casa in montagna come ultimo baluardo di speranza…
Con queste idee che gli vorticavano per la testa si alzò per l’ultima volta dal suo letto, aprì la finestra e senza fare rumore uscì sul vialetto che separava i muri esterni della casa dal giardino, riappoggiando il vetro alle proprie spalle.
Il cuore gli palpitava ancora come un forsennato, ma se non altro lì fuori il rumore dello zombie che grattava il legno della porta giungeva un po’ più smorzato…
La notte era lugubremente scura e silenziosa. Billy si incamminò irrequieto lungo il vialetto, cercando di far risuonare il meno possibile i propri passi sulla pavimentazione di pietra. La paura che uno zombie potesse comparirgli davanti da un momento all’altro era tanta e lo teneva col fiato sospeso.
Gli pareva di trovarsi in uno di quei sogni in cui sembra quasi di precipitare e dai quali ci si sveglia sempre con un inevitabile sospiro di sollievo, scoprendo che non ci si trova neppure sull’orlo del letto.
Raggiunse la facciata dell’abitazione e lì intravide una figura distesa sull’erba: era il corpo di suo padre, sdraiato sul giardino a pancia in giù. Sul suo profilo si posava la debole luce che pioveva fuori dalla porta d’ingresso dell’abitazione, orrendamente spalancata.
Cercò di avvicinarsi al papà per voltarlo e vedere se fosse ancora vivo, ma notò immediatamente il grosso morso sul fianco e preferì non indagare oltre. Teneva stretto tra le dita un mozzicone di sigaretta ancora fumante. Doveva essere stato lui ad aprire la porta: probabilmente era uscito per fumarsi una sigaretta e lo zombie lo aveva aggredito. Mamma aveva sempre detto che alla fine le sigarette lo avrebbero ucciso, e difatti…
Billy scacciò questi pensieri e si concentrò sulla sua missione. Varcò la soglia ed entrò in casa. Si avvicinò alla porta aperta che dava sul corridoio e guardò all’interno: scorse la ragazza zombie con la bocca impastata di sangue ancora intenta a grattare contro la porta della sua camera da letto, e il cadavere di Kyle sul pavimento in parquet con gli occhi vacui rivolti verso il soffitto e un rivoletto di sangue luccicante sulle labbra.
La porta della camera da letto di mamma e papà era aperta, scoprì con un crescente senso di orrore che gli montava dentro, e dall’interno giungeva un tetro suono gorgogliante che sapeva anch’esso di masticazione, proprio come quello che aveva udito quando si era svegliato ormai mille anni prima.
Quindi c’è almeno un altro zombie in casa… Cristo… Questo significava ineluttabilmente che non si trattava di un caso isolato: non era passato soltanto un morto oltre le barricate, perciò forse era davvero successo qualcosa di irreparabile, quella notte, mentre dormiva…
E adesso il secondo zombie si stava tranquillamente divorando la sua mamma, e lui non poteva farci assolutamente niente. Un amaro senso di impotenza lo travolse come una piena d’acqua insanguinata, infrangendo i suoi argini emotivi. Gli occhi gli si inumidirono, e la sua vista iniziò a galleggiare sulla superficie delle lacrime che affioravano.
Appoggiò silenziosamente la porta che dava sul corridoio e la sigillò, correndo verso il mobile del telefono in ingresso e prendendo il mazzo di chiavi della macchina.
Uscì per l’ultima volta dalla porta di casa sua, di soppiatto, senza farsi notare, e nel buio quasi assoluto del parcheggio dietro l’abitazione salì in auto e mise in moto, avviandosi lentamente in direzione della strada.
Si immise nella carreggiata e partì, lasciandosi alle spalle la sua abitazione e i corpi della sua famiglia irrimediabilmente infetti, intanto che attorno a lui, lungo i marciapiedi, una macabra sfilata di morti camminava disorientata in ogni direzione e assaliva ogni singola casa, procedendo porta dopo porta e facendosi largo tra tutto il sangue della città.
Erano arrivati i morti che camminano. E adesso non c’era più possibilità di scampo per nessuno.
Billy riaprì gli occhi nella realtà. Era già l’alba, e questo significava che era ora di alzarsi. Sbuffò sottovoce e si tirò su, decidendo che avrebbe lasciato che Stephanie riposasse ancora un po’.
Iniziava un nuovo giorno e c’erano tantissime cose da fare. Prima fra tutte andare in cima alla vallata per controllare che non vi fossero movimenti sospetti nei dintorni.

THE WALKING DEAD
AMORE E MORTE
SCRITTO DA DAVIDE DE BONI
ISPIRATO ALLA SERIE DI FRANK DARABONT E ROBERT KIRKMAN

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