«Billy, vieni a darmi una mano?»
chiamò Stephanie dalla cucina.
Il ragazzo la raggiunse e si fermò a
guardarla dalla soglia. Gli dava la schiena ed era affaccendata attorno ai
fornelli.
«Stai usando ancora il gas, Steff?»
domandò Billy in tono arrendevole.
«Solo per qualche secondo, tranquillo.
Dovevo scaldare l’olio» spiegò Stephanie sulla difensiva, voltandosi e
rivolgendogli un sorriso nervoso e fugace.
Billy sospirò. Ne avevano soltanto due
bombole, in garage, e quella collegata al fornello era ormai pressoché
esaurita. Ma se Steff ne aveva bisogno andava bene. Dopotutto, c’era sempre la
stufa per quando il gas fosse finito. E di legna non ne mancava, lì attorno.
«Hai finito con quella pianta?»
s’informò Stephanie quasi con noncuranza. La tensione, però, trapelava
dall’espressione del suo viso, e questo era sufficiente a farla apparire
preoccupata. In fin dei conti, avevano due casette e un intero garage da
riempire di legna prima che le temperature diventassero troppo rigide e la neve
avvolgesse nel suo fatale abbraccio la montagna.
«Tagliata, spostata e accatastata.
Domattina tirerò giù un altro paio di alberi dal bosco qui sopra» confermò
Billy.
Avevano deciso di non toccare le
piante ai lati dell’abitazione, perché fungevano sia da protezione che da
eventuale scorta nell’eventualità in cui il deposito fosse stato completamente
svuotato nel corso dell’inverno. Di solito lì, quando nevicava, le strade
rimanevano impraticabili anche per dei mesi interi. E non doveva essere granché
simpatico rimanere chiusi in casa con una decina di gradi sotto lo zero e non
potersi accendere un fuoco.
«Bene» commentò brevemente Stephanie, spegnendo
il gas e trasferendo la pentola che aveva tra le mani sul ripiano d’acciaio della
stufa.
Il silenzio li separò per qualche
attimo, ma Billy fu rapido nel riprendere la parola. «Ho seppellito lo zombie.
Ho scavato la fossa in mezzo al bosco, a quasi un chilometro da qui, e l’ho
riempita per bene» spiegò sottovoce, quasi che fosse un segreto inconfessabile per
il quale provare vergogna.
«E se lo sparo ne ha attirati altri?»
volle sapere Stephanie, irrequieta.
Billy la guardò in viso. I suoi occhi
chiari, tremolanti, mostravano senza veli il suo stato d’animo. Era impaurita. Terrorizzata, per dirla tutta. E la
parte peggiore era che la capiva e che, in un certo senso, si sentiva proprio
come lei in quel momento.
«Credo sia improbabile…»
«Dicevi anche che era improbabile che
qualcuno di loro arrivasse fin quassù, eppure…» lo interruppe Stephanie,
sull’orlo del pianto.
L’esperienza di quella mattina l’aveva
traumatizzata. E, d’altro canto, come biasimarla? Con quello che aveva passato,
prima che Billy la portasse lì, c’era da stupirsi che conservasse ancora un minimo
di autocontrollo, per non dire di sanità mentale…
«Senti amore, è stata la prima volta
che uno di loro è giunto fin qui. Nessun morto era mai venuto in queste zone da
quando è cominciata…» tentò di rassicurarla Billy, ma era lampante come le sue
parole non stessero affatto facendo presa sull’animo inquieto di Stephanie.
«Basta una sola controprova per
smontare un’intera legge, Billy. Se quello di stamattina ce l’ha fatta
significa che altri, presto o tardi, riusciranno ad arrivare. Hanno fame, e
sono sicura che anche per loro, laggiù in città, il cibo inizia a scarseggiare…»
sibilò la giovane, visibilmente scossa.
I suoi occhi erano fermi, adesso.
Fermi e freddi. Colmi di paura, oltre che di lacrime in procinto di annegarli.
Billy restò in silenzio a fissarla,
come ibernato dall’ultima affermazione.
«Che cosa dovremmo fare, allora?»
chiese dopo un tempo che gli parve scandito da un’intera eternità. Il suo tono
di voce, stavolta, fuoriuscì dalle sue labbra compatto e preconfezionato, alla
stregua di un surgelato pronto per essere riscaldato al microonde e servito in
tavola.
«Non lo so. So solo che non possiamo
più rischiare. Da oggi in poi le finestre rimangono chiuse, e quando esci per
la legna ti porti dietro il fucile e chiudi la porta di casa a chiave» illustrò
sinteticamente Stephanie, e Billy annuì.
«E poi,» riprese la ragazza, «qualche
settimana ancora e nevicherà. Non credo si avventureranno lungo i boschi e le
strade di montagna durante l’inverno. Non ce la farebbero.»
Billy non era troppo d’accordo su
questo punto. Ricordati che sono già
morti, Steff, avrebbe avuto voglia di replicare. Ma era meglio non mettere
troppa carne sul fuoco, per ora. Stephanie era abbastanza scioccata, per cui
non c’era bisogno di aggiungere ulteriori ansie a quelle che già la angustiavano.
Stephanie si girò di nuovo a guardarlo
negli occhi e stavolta Billy lesse nel suo volto un’espressione strana, che non
aveva mai intravisto prima di allora. Sussurrò: «L’unica cosa che mi preoccupa
è: noi ce la faremo?»
Il silenzio se li portò via di nuovo
tutt’e due, immergendo in una zuppa di riflessioni le ultime parole rimaste in
sospeso nella cucina riscaldata dalla stufa a legna. C’era solo lo scoppiettio
sommesso del fuoco ad annullare quel senso di irrealtà, e tutto sommato era
meglio così: almeno in questo modo avevano la costante consapevolezza di essere
ancora vivi.
THE WALKING DEAD
AMORE E MORTE
SCRITTO DA DAVIDE DE BONI
ISPIRATO ALLA SERIE DI FRANK DARABONT E ROBERT KIRKMAN
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