Una bella giornata di sole. Uccelli
che fischiettavano tranquillamente dai rami più alti degli alberi. Uno stormo
si levò in volo da una macchia di pini poco distante dalla casa di montagna,
sorvolando il cortile dell’abitazione e percorrendolo con le proprie ombre
leggere come una flotta di velieri fantasma. Sparì in fretta, in uno
sfrigolante svolazzare d’ali.
Tirava un lieve venticello fresco,
quella mattina. Era piacevole. Sembrava accarezzare la pelle, quasi che volesse
coccolarti con il suo abbraccio frusciante. Profumava di pulito. Era un aroma
che non si sarebbe potuto descrivere meglio di così. Sapeva di natura, e di
verde. Era come sciacquarsi il viso con le mani immerse nell’acqua limpida di
una sorgente.
Il ragazzo se ne stava comodamente
spaparanzato sulla sdraio con un grosso libro in mano, immerso in una profonda
lettura. Tirò su gli occhi per un istante a osservare lo stormo di uccelli sollevatosi
dal bosco, e seguì con lo sguardo la loro partenza rapida e ordinata. Il vento
gli infilò le dita invisibili tra i capelli ricci, scuotendoli appena.
Spostò la sua attenzione sulla
stradicciola sterrata che si collegava al cortile della casa. Era costeggiata
dagli alberi da entrambe le parti, perciò avvolta da una gradevole ombra che
comunicava un innaturale senso di quiete. Monetine di luce dorata si
distribuivano sul pietrisco, generate dai pochi raggi di sole che riuscivano a
penetrare il compatto ombrello di foglie.
Di fianco al giovane c’era una
ragazza, anche lei seduta su una sdraio a leggere un libro altrettanto voluminoso.
Aveva capelli biondi e lunghi, agitati dal vento, e occhi di un azzurro
impalpabile. Indossava pesanti abiti invernali, che tuttavia non nascondevano
la bellezza del suo corpo. Anche lei distolse lo sguardo dalla riga sulla quale
era posato e abbassò il libro, tenendo il segno con un dito infilato tra le pagine.
Inarcò involontariamente le sopracciglia.
La casa si trovava al centro di una
radura completamente circondata dalla vegetazione. Il cortile antistante era
raggiungibile per mezzo di quell’unica stradina sterrata che correva nel bosco,
e intorno non si scorgevano altre abitazioni. Il portico che dava sull’esterno
era sufficientemente ampio. Le finestre, con i balconi di legno aperti, erano abbellite
da una moltitudine di fiori che pendevano dai vasi disposti sui vari poggioli.
Il silenzio non era semplicemente
denso: era gelatinoso, e la differenza appariva sostanziale.
Il ragazzo si protese in avanti,
appoggiando a terra il libro. La ragazza accanto a lui fissava orripilata la
stradicciola sterrata, che ora sembrava affogare
nell’ombra degli alberi.
La radura si apriva sul fianco di una
montagna. Partendo dalla casa alle spalle dei due giovani, la stradina
proseguiva per mezzo centinaio di metri e poi curvava bruscamente oltre un
gruppetto di pini, scendendo successivamente in picchiata verso valle. Ed era
su quella curva, adesso, che lo sguardo terrorizzato della ragazza si era
puntato.
Una figura bassa e ciondolante si
avvicinava a passi strascicati da quella direzione, emergendo a poco a poco dalla
penombra partorita dalle fronde degli alberi. Avanzava come a tentoni, ondeggiando
alla stregua di un ramoscello reso instabile dai forti venti di una tempesta.
Una silhouette scura e sfocata, dalla carnagione pallida.
La ragazza si volse dall’altra parte,
accennando alla porta di casa sufficientemente vicina.
Il ragazzo non la badò. Era impegnato
a esaminare attentamente l’uomo che veniva verso di loro con un’insolita
andatura oscillante. Indossava vestiti piuttosto laceri, e il volto non era ben
visibile. Gli si sarebbe comunque potuta attribuire una quarantina d’anni,
all’incirca, senza sbagliare di troppo.
«Billy…» pigolò la giovane in tono di
supplica, intuendo le sue intenzioni.
Anche questa volta il ragazzo non si
curò di lei. Si limitò ad alzarsi stancamente in piedi e a sollevare in aria il
fucile che teneva appoggiato alle gambe della sdraio.
Prese la mira con accuratezza,
attendendo che l’uomo ciondolante varcasse la soglia d’ombra del bosco e
raggiungesse la pozza di luce solare generata dalla radura. Quindi premette il
grilletto e il botto sordo causato dallo sparo si propagò nell’aria alla stessa
velocità del flash improvviso di un lampo, riecheggiando per tutta la vallata e
facendo fuggire un altro nutrito stormo di uccelli.
Uno schizzo fluido di sangue scarlatto
compì una parabola nell’aria tersa di quella fredda mattinata di sole,
luccicando crudamente come un gioiello scintillante. Si sparse sul ghiaino
candido della carreggiata, macchiando la polvere chiara di rosso cupo.
Lo zombie crollò a terra come un
palazzo raso al suolo da un attacco missilistico. Il foro color cremisi sulla
fronte esangue si allargò a poco a poco, assumendo le sembianze di una voragine
scavata nella roccia per raggiungere il centro della Terra.
La ragazza tirò un profondo sospiro e
tentò di concentrarsi nuovamente sulla pagina che stava leggendo fino a un
attimo prima. Il ragazzo posò accanto a sé il fucile ancora fumante, prese in mano
il suo libro e lo riaprì.
THE WALKING DEAD
AMORE E MORTE
SCRITTO DA DAVIDE DE BONI
ISPIRATO ALLA SERIE DI FRANK DARABONT E ROBERT KIRKMAN
Ciao Davide
RispondiEliminaOttimo assaggio, ma richiedo al più presto l'episodio 1 per placare la mia fame !
P.s. Onik nel forum di TWD
Non ti preoccupare Francesco, l'episodio è in stesura e presto arriverà! ;)
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