«Signore, una chiamata dall’ufficio dell’FBI di Little Rock. Dicono che è importante» lo avvisò tramite interfono uno dei suoi sottoposti.
«D’accordo, passamela» approvò l’uomo seduto dietro la scrivania senza tanti giri di parole.
«Signor Kozinski?» domandò una voce dall’altro capo della linea.
«Sì, sono io» confermò tranquil-lamente.
«Ci troviamo su una linea sicura?»
«Io sono sempre su una linea sicura. Che cosa c’è?»
«Ci occorre un’informazione, signor Kozinski» avanzò senza indugio il suo interlocutore.
«Un’informazione, eh? Di che genere?»
«Si tratta di Eglon, signor Kozinski…» spiegò con calma la voce dell’agente dell’FBI.
«Eglon… Che altro vi interessa sapere di Eglon?»
«Tutto quello che non ci ha detto, signor Kozinski. Lei forse ancora non lo sa, ma laggiù è cominciata. Un reparto dell’esercito è in movimento per raggiungere la città, ma stiamo seguendo i loro movimenti attraverso il satellite e hanno costruito sotto il nostro naso una barricata completa nel giro di poche ore…» principiò la voce dall’altra parte, ma Kozinski la fermò.
«Io so tutto. Sapere è il mio lavoro. So che cosa è successo e so che cosa sta per succedere. Ad ogni modo, vi ho già detto tutto.»
«Se ci avesse detto tutto, allora avremmo saputo in tempo dei carri armati!» ribatté freddamente la voce risuonando minacciosa all’interno della cornetta. «Oppure questa è una novità anche per lei, signor Kozinski?» soggiunse in tono beffardo.
«Come vi ho già detto, sapere è il mio lavoro» ribadì molto pazientemente Victor Kozinski. «E adesso non ho altro da dirvi.»
Riattaccò, lasciando l’agente dell’FBI di Little Rock che l’aveva chiamato con il silenzio della comunicazione interrotta.
«Non desidero ricevere altre telefonate dall’FBI, per oggi» comunicò all’interfono, e una voce femminile rispose affermativamente.
Eglon… E così, alla fine l’avevano fatto. Avevano tirato fuori i carri armati, avevano occupato la città e l’avevano barricata. Quegli scaltri figli di puttana si erano organizzati bene, dopotutto. Con un supporto come quello di cui disponevano, chi non avrebbe saputo mettere in piedi un’operazione simile?
Bisognava dire, però, che avevano fegato. I reparti speciali sarebbero stati schierati attorno alla città entro quella sera, e l’ONU non avrebbe rilasciato dichiarazioni importanti più tardi di ventiquattro ore. Il governo americano avrebbe richiesto l’autorizzazione per un intervento parzialmente violento, e tale richiesta sarebbe stata respinta senza mezzi termini. Allora sarebbe scoppiato il pandemonio.
Victor Kozinski sorrise. Sapere di aver dato una mano a mettere in piedi una cosa simile era davvero gratificante. Gestire un traffico di informazioni come quello che possedeva lui era un privilegio davvero niente male, ma alle volte poteva ritorcersi contro chi se ne serviva in maniera implacabile. Così l’FBI, che si era rivolta alla sua agenzia il mese scorso per ottenere informazioni e si era dimostrata una cliente disposta a sborsare somme decisamente considerevoli, aveva appena imparato a proprie spese questa piccola lezione di realtà.