Beh, essenzialmente fare lo scrittore è vendere fumo. Si vendono parole, storie e pensieri, tutti i frutti che la mente dello scrittore è capace di far maturare e raccogliere. In sostanza, si tratta di fumo che viene spazzato via dal primo alito di vento. Fumo di ottima qualità, però, questo bisogna dirlo.
Poi, c'è da tenere conto anche del fatto che le storie e le idee, per uno scrittore, sono come droga. Ne vende parecchie, certo, ma prima le consuma, ne abusa spesso e volentieri e si lascia trasportare in mondi fantastici, realtà sconvolgenti e scenari coinvolgenti dalla sua immaginazione. La creatività di uno scrittore, la sua fantasia, è forse molto più potente di qualsiasi droga in commercio. E i libri e i racconti che uno scrittore pubblica, in fin dei conti, sono generose dosi di questa droga maledetta che vengono tranquillamente legalizzate e spacciate senza remore, senza controlli.
Lo scrittore prova tutte le sue idee, si fa delle sue idee e decide quali sono le migliori. Poi le vende al suo pubblico, rassicurandolo sul fatto che saranno roba di qualità, in grado di farlo viaggiare come mai ha viaggiato prima. E il bello è che non ci sono controindicazioni. La salute non ne risente, l'unica a cedere un po' il passo è la concentrazione. Ogni libro letto è un frammento di sanità mentale soffocato dalla follia, in fin dei conti. E questo è l'unico effetto collaterale della droga spacciata da uno scrittore.
Insomma, lo scrittore è uno dei narcotrafficanti più forniti ed efficienti che ci siano in questo mondo. Le sue idee e la sua immaginazione sono droghe pesanti, e vendendole a piccole dosi di carta rilegata è capace di trascinare migliaia di menti nel baratro in cui vive.
La parte migliore, in tutto questo, è che l'unica cosa che conta, per lo scrittore, è quel breve momento in cui può abusare della sua droga prima di tagliarla, impaginarla e spacciarla. Quella è la fase più importante di tutto il processo, ed è per essa che lo scrittore continua a scrivere.
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