Bisogna ammettere e premettere che non è un tema molto facile da affrontare, quello del rapporto tra la musica e la scrittura. Si tratta di due linguaggi completamente diversi, che raramente si incontrano nei loro rispettivi percorsi e che quasi mai finiscono per intrecciarsi. Nonostante tutto, però, un rapporto c'è. Ed è legato inevitabilmente alla figura dello scrittore.
Altro particolare da premettere: parlo con cognizione di causa. Perché la maggior parte dei cinquanta racconti chiusi nel mio cassetto, così come la maggioranza dei capitoli dei tre romanzi che ho scritto (o sto finendo di scrivere), è nata dalle mie mani mentre la mia mente era occupata da un fiume inesauribile di musica. E non parlo soltanto di musica interiore, spirituale: parlo di musica vera e propria, ascoltata con le casse del computer o direttamente attraverso le cuffiette del mio "vecchio" iPod. (Piccola parentesi, anche se c'entra poco non posso evitarmi di aggiungerla: prima o poi dovrò raccontarti di questo mio "vecchio" iPod, Lettore, altrimenti non riuscirai a spiegarti il perché di quell'aggettivo virgolettato).
Probabilmente è stata la musica, alcune volte, ad aiutarmi a uscire da vicoli ciechi che parevano invalicabili. A suggerirmi come chiudere un capitolo, come aprirne un altro, come dare una svolta ad un racconto. Nel silenzio, scrivo speditamente, ma il problema è che penso troppo. Con la musica, invece... Beh, tutta un'altra storia. Le mani partono per conto proprio e tamburellano un ritmo tribale sulla tastiera, e quando finiscono tutte le tracce in playlist mi ritrovo con pagine su pagine di materiale già pronto.
La musica è l'anima delle parole. Ma non intendo annoiarti con una valanga di citazioni, o peggio ancora con excursus letterario sul legame tra la musica e la poesia a partire dall'epoca classica. Se mai mi metterò a scrivere una cosa del genere in uno dei miei romanzi o racconti, ti prego Lettore: fermami prima che la cosa degeneri. Tutto ciò che voglio dire, invece, è semplicemente che a volte le parole scaturiscono dalla musica quasi spontaneamente, come germogli su un ramo a primavera. Si tratta di un parto autonomo, separato dalla realtà, stregato. Un parto che dà vita a qualcosa di diverso. Ad un mondo più puro, ad una sensazione più nitida, ad un oceano di solida irrealtà.
Il rapporto tra musica e scrittura è talmente complesso da apparire inspiegabile. Io mi sono limitato a riportare la mia esperienza, a comunicare il mio modo di interpretarlo. Non pretendo di affermare una verità: intendo solamente esprimere il mio punto di vista. Come scrittore posso affermare che il rapporto che vivo tra le mie parole e la musica che le accompagna è assolutamente impenetrabile. E ogni storia che scrivo ha la sua colonna sonora. Sempre. Perché senza di essa, probabilmente, la storia morirebbe.
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