Che cosa sta succedendo nel mondo? Sarebbe sufficiente un rapido sguardo attorno a sé per rendersi veramente conto di tutto quello che sta capitando. Purtroppo, però, l’informazione veicolata e la mancanza di interesse da parte della popolazione mondiale finiscono sempre per mettere in ombra ciò che potrebbe in qualche modo farci riflettere sull’effettivo “progresso” che nella nostra nuova epoca coinvolge la sola parte ricca del pianeta.
Guerre, carestie, fame, povertà: tutte queste realtà non sono lontane da noi nel tempo e nello spazio, come sembra vogliano farci credere coloro che manipolano la nostra vita e indirizzano il nostro sguardo verso zone distanti il più possibile da quelle che sono le sconcertanti, terrificanti manifestazioni degli interminabili errori della civiltà che si susseguono senza sosta. Intanto, il velo di indifferenza che maschera i volti dell’umanità sta assumendo sempre più le sembianze di un drappo funebre, e pare che di questa triste verità non importi niente a nessuno.
L’Occidente si nasconde dietro la sua salda e imperscrutabile concezione di “diritti universali”, tuttavia l’ipocrisia di questa definizione trapela da ogni dove e raggiunge con incredibile facilità le orecchie di chi sa ascoltare e gli occhi di chi vuole vedere. Come si può parlare di diritti universali, di parità di diritti, quando si sa che i Paesi del mondo definiti “in via di sviluppo” non si stanno affatto sviluppando, anzi, sono fermi alle stesse condizioni in cui versavano decenni or sono? Si può forse affermare che un diciottenne iraniano, nutrito ad oppio dall’età di tre anni, abbia gli stessi diritti di un diciottenne italiano? Potrà davvero scegliere anche lui il proprio futuro, decidere di diventare medico, magari, oppure politico o giornalista? O sarà invece costretto a continuare a coltivare oppio e a darne ai propri figli per non vederli soffrire la fame, come suo padre prima di lui e per il resto della sua breve esistenza? Come si può parlare di diritti egualitari finché in Europa e negli Stati Uniti si vive in case lussuose, ci si sposta su belle macchine e si sfiora la soglia dell’obesità, mentre invece in Africa si muore da un giorno all’altro per una banalissima influenza?
Ecco, tutto questo sembra non interessare affatto ai ricchi cittadini della civiltà occidentale. Eppure la realtà è questa, e bisognerà farci i conti, un giorno o l’altro. L’interesse e il profitto hanno offuscato le menti dei più, hanno trasformato il “progresso” dei Paesi del Primo mondo in un delicato e fragile meccanismo di autodistruzione, che ogni giorno consuma fette sempre più grandi delle risorse e delle possibilità che il pianeta gratuitamente offre, senza curarsi di aiutare quelle nazioni costrette a vivere seguendo la logica dell’Occidente e, in definitiva, alle sue dipendenze, nella più completa privazione di diritti, insignificanti pedoni disposti su di una scacchiera che le grandi potenze mondiali si spartiscono in un efferato gioco di potere e tornaconto.
Per questo motivo l’Occidente è riuscito a trovare i circa sei-settemila miliardi di dollari per ristabilire la crisi bancaria, mentre nell’ultimo ventennio nessuno si è curato di racimolare i duemilacinquecento miliardi sufficienti a sanare il debito che il Sud del mondo ha nei confronti dei Paesi industrializzati (primi fra tutti gli Stati Uniti, che nel disastro di Haiti hanno “contribuito” ad aiutare l’isola estinguendo una minuscola parte del suo ingente debito pubblico, motivo per il quale oggi, laggiù, la ricostruzione dopo il terremoto del 12 gennaio 2010 non è ancora cominciata), debito che basterebbe annullare per permettere alle nazioni più povere di diventare davvero Paesi “in via di sviluppo”.
Quest’evoluzione tecnico-scientifica del nostro beneamato Occidente, insomma, sembra stia più che altro portando verso un’involuzione delle coscienze. In ogni caso, tutti appaiono indifferenti al riguardo, disinteressati, distaccati, ognuno con lo stesso, inerte sguardo flemmatico ad osservare freddamente il susseguirsi degli eventi alzando le spalle. L’Occidente sa perfettamente che, se volesse, potrebbe aiutare i Paesi del Terzo e del Quarto mondo a progredire, raggiungendo un’autentica e piena universalità dei diritti. Sarebbe sufficiente che qualche persona in più seguisse l’esempio di Gandhi, quando disse: «sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo», per trasformare il mondo stesso in un posto veramente migliore.
Nessun commento:
Posta un commento