Le prime immagini dell’emozionante serie televisiva “Lost”, uno sconvolgente cocktail di tensione e mistero che ha tenuto incollati agli schermi centinaia di migliaia di telespettatori per sei anni, appaiono ancora impresse nella mente della maggior parte di coloro che hanno seguito gli episodi con crescente passione, sentendosi avvolti in quell’esperienza catartica che in passato veniva attribuita al teatro, e che si era convinti conducesse alla purificazione attraverso la messa in scena di eventi quotidiani nei quali il pubblico si poteva calare e riconoscere. Per merito dello straordinario coinvolgimento che la serie è stata in grado di produrre nei suoi fan, sei anni sono volati via come il vento, lasciandosi alle spalle una scia di ricordi che non hanno potuto evitare di scolpirsi nei cuori di coloro che hanno guardato “Lost”, più che come un semplice telefilm, con l’occhio di chi sta ammirando un’opera d’arte capace di tessere sensazioni ed emozioni in maniera naturale.
In questo modo, lentamente, le stagioni sono passate, chiarendo i dubbi ma presentandone sempre di nuovi, per tenere viva quella suspance che ha accompagnato “Lost” dal primissimo episodio, quando tutto era ancora confuso ma apparentemente normale, fino all’ultimo, in uno scioglimento pronto a svelare ogni enigma.
Ed è proprio nella tensione evocata dall’inizio alla fine che sta la fortuna di “Lost”, e nella sorprendente abilità con la quale l’intreccio si è prolungato. I personaggi sono individui normali, passeggeri qualsiasi di un comunissimo volo transoceanico, e nelle loro azioni cariche di pathos si trova il significato della serie, che è incentrata quasi interamente sui rapporti tra le varie figure che compaiono (e scompaiono) nel corso delle stagioni. In particolare, la capacità di allacciare sapientemente il passato di ciascuno dei protagonisti con il presente che sta vivendo, e al medesimo tempo persino con il suo futuro, è l’inedita e vincente chiave di volta di questa serie cult.
Il pubblico si immedesima con i personaggi: ognuno sceglie quello al quale sente di assomigliare di più, e vive la sua storia in maniera completa, non soltanto all’interno dell’avventura, ma persino dall’infanzia grazie all’espediente del flashback che ricorre all’intero di una vastissima fascia di puntate. Qui si trova il motivo dell’incredibile successo di “Lost”: il telespettatore, attento al minimo dettaglio e alla più piccola sfumatura, segue ogni situazione pensando che potrebbe plausibilmente capitare anche nella sua vita, e ciò conferisce quel tocco di realtà che mescolandosi alla magia ha fatto di “Lost” una delle saghe più spettacolari della storia, un autentico capolavoro.
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