sabato 19 novembre 2011

The Walking Dead - Amore e Morte - Capitolo III

La zona da osservare era ampia, ma sotto i suoi occhi si apriva uno spettacolo mozzafiato.
Billy scrutò a lungo con i suoi cannocchiali la valle, le colline circostanti e la strada che scendeva in pianura. Non poteva controllare i boschi, purtroppo, perché la vegetazione era fitta e intricata. C’era soltanto da sperare che gli eventuali zombie in marcia lungo le vie di montagna non incappassero nella casa che ormai era diventata sua e di Stephanie.
L’incubo dal quale si era risvegliato poche ore prima, vivido come il ricordo di quella notte in cui la sua famiglia era stata sterminata dai morti che avevano preso la città, gli aveva lasciato nella mente un sapore amaro di indefinita nostalgia. Era stato terribile e allo stesso tempo galvanizzante.
L’umanità era stata cancellata in un pugno di giorni nella sua quasi completa totalità. Questo faceva paura, certo, soprattutto alla luce di ciò che era rimasto – i morti, naturalmente, i morti che camminavano e che andavano a caccia di vita per nutrirsi. Ma nel contempo era come se il mondo, adesso, fosse tutto solamente per lui e Stephanie. E quest’ultima considerazione appariva quasi come una consolazione, alle volte. Una consolazione magra, sì, ma che lo aiutava ad andare avanti.
Sorvolò con un’occhiata attenta l’intera vallata per un’ultima volta prima di abbassare i cannocchiali, e proprio mentre li stava per riporre lo sguardo gli cadde su una delle stradicciole sterrate che risalivano la collina disotto.
Inarcò le sopracciglia e si affrettò a riportare il binocolo all’altezza degli occhi. Puntò in quella direzione e un brivido di gelo sgattaiolò sulla sua schiena in corrispondenza della spina dorsale, risalendo rapido verso le spalle e diramandosi nelle braccia.
Gli tremarono le mani, ma non distolse lo sguardo da quel puntino nero che avanzava arrancando. L’ombra di uno zombie che brancolava lentamente nell’aria tersa della mattinata silenziosa.
Billy sogguardò la pianura oltre la valle. Si vedeva una città, da lì sopra. Le condizioni atmosferiche erano piuttosto propizie, e scorgere quegli edifici alti e desolati fece venire al ragazzo la pelle d’oca. Era strano non vedere fumo uscire dalle fabbriche, così come era strano non scorgere alcun veicolo in movimento lungo le strade principali. C’erano solamente automobili ferme che aspettavano di essere divorate dalla ruggine e case vuote che attendevano il momento in cui sarebbero finalmente crollate sulle proprie fondamenta. Tutto era stato abbandonato allo sfacelo.
Lo zombie che stava risalendo la collina era solo, per adesso. Ma forse si trattava di un segnale. Un avvertimento. La prova che i morti stavano iniziando a spostarsi verso l’alto in cerca di cibo. Se questo era vero, allora significava che la casa in montagna non era più sicura quanto lo era stata in quelle ultime settimane da quando l’Apocalisse era sopraggiunta…
Rivolse per un altro istante la sua attenzione al cadavere immobile della città, quindi si lasciò cadere il binocolo in tasca e riprese la via del ritorno.
Non raccontò a Stephanie quello che aveva visto, quando fu arrivato a casa. La sua ragazza si sarebbe terrorizzata all’idea che ci fosse un altro zombie su quelle montagne. Già quello del giorno precedente l’aveva spaventata a dovere: non c’era bisogno di metterle ancora più paura.
Si limitò a comunicarle che sembrava tutto tranquillo e uscì a spaccare e accatastare legna per l’intero pomeriggio.

Dopo cena era esausto. Fece il giro della casa per controllare che tutti i balconi fossero stati serrati per bene, quindi sprangò la doppia porta d’ingresso e si infilò a letto con Stephanie.
La giovane era già sotto le coperte da qualche minuto, e il calore del suo corpo aveva intiepidito le lenzuola e le due spesse trapunte nelle quali si stringevano per proteggersi dal freddo. Stephanie lo accolse immediatamente tra le proprie braccia e gli si avvinghiò addosso, baciandolo.
«Come stai?» gli sussurrò nell’orecchio, dolcemente.
«Bene» rispose sfiorandole il collo con le labbra. Sentiva il corpo di Stephanie premere contro il proprio, i loro calori mescolarsi in un unico stagno di tepore, e si lasciò rapire e inebriare da quella magica sensazione che aveva come un retrogusto d’onnipotenza.
«Posso farti stare meglio?» volle sapere la giovane, con voce tenera, afferrandolo e stringendolo con più forza contro di sé.
«Penso di sì…» farfugliò Billy sganciandole il reggiseno e immergendo il viso sulla sua pelle, baciandola e carezzandola amabilmente.
Stephanie ridacchiò, sospirando con fare sognante.
Billy si spogliò e tornò ad appoggiarsi al corpo nudo della sua ragazza, sfilandole le mutandine e spostandosi sopra di lei. Stephanie gli sorrise e lo baciò ancora, permettendo alle loro lingue di intrecciarsi mentre lasciava entrare Billy e si abbandonava totalmente a lui.
L’aria notturna della stanza divenne di colpo più tiepida e accogliente che mai, mentre Billy e Stephanie si perdevano l’uno nell’abbraccio dell’altra. Fecero l’amore finché non furono entrambi sfiniti, dopodiché il ragazzo si sdraiò accanto alla fidanzata e il sonno espugnò tutt’e due.
Billy si addormentò sereno. Fare l’amore con Stephanie lo aveva rilassato. Finalmente era riuscito a distendere un po’ i nervi e a smettere di pensare a tutti gli zombie che dalla pianura avrebbero potuto decidere di salire in montagna da un giorno all’altro e comparire davanti casa loro senza alcun preavviso.
Si lasciò scivolare nell’incoscienza e affondò.
Si svegliò di soprassalto intorno alla mezzanotte, sudato e trafelato, con il battito cardiaco che aveva raggiunto un ritmo insostenibile. Si tirò su nel buio e si mise a sedere, cercando di tranquillizzarsi. Aveva fatto un incubo? No, però aveva sentito qualcosa di terrificante. Qualcosa…
Passi strascicati. Inconfondibili, a tutte le ore e in qualunque luogo del mondo. Passi che si trascinavano strisciando per terra. E Billy sapeva benissimo a chi, o meglio a che cosa, potevano appartenere quei passi…
Rabbrividì. Provenivano dal vialetto che correva appena al di là della finestra della loro camera. Oltre il vetro, dall’altra parte del balcone. Era lì la creatura che stava trascinando i piedi sulla pietra in un’andatura blanda e barcollante. Era lì, a un paio di metri al massimo dal suo petto ansimante e dalla sua dolce Stephanie che gli dormiva accanto, fortunatamente inconsapevole.
La mano dello zombie si appoggiò al balcone della finestra della camera di Billy e Stephanie e poi si staccò e andò avanti. Gli orrendi passi strascicati si persero nell’uniforme oscurità della notte, scolorendo a poco a poco e tramutandosi in un rumore vago e soffuso che sfumò nel silenzio.

THE WALKING DEAD
AMORE E MORTE
SCRITTO DA DAVIDE DE BONI
ISPIRATO ALLA SERIE DI FRANK DARABONT E ROBERT KIRKMAN

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