Con questa sentenza che vorticava di bocca in bocca la gente è scesa nelle piazze, il 2 maggio 2011, festeggiando la caduta di uno dei leader terroristici più temuti della storia, quello che aveva commesso l’attacco contro l’Occidente più forte e spaventoso che si fosse mai visto: l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, che lasciò a bocca spalancata miliardi di volti attoniti, dipingendo di terrore sguardi muti e segnati dall’inquietudine.
Una dimostrazione della lunghezza del braccio armato di Al Qaeda. La prova del fatto che nulla era troppo difeso o irraggiungibile per loro, che erano in grado di far vacillare – e, forse, anche di rovesciare – un qualunque impero nel giro di sole ventiquattro ore. Un colpo duramente incassato dall’America, il crollo di quello che era il simbolo supremo dell’economia occidentale e non solo: una strage di decine di innocenti, i quali tra l’altro costituivano un apparato di menti che era stato faticosamente messo insieme nell’arco di anni.
Da quel giorno indimenticabile l’America e l’Occidente iniziarono a conoscere la paura.
Partirono le recriminazioni. Una delle più dure fu rivolta agli Stati Uniti, incolpati di aver fornito armi e denaro per molto tempo a Osama Bin Laden per via della sua opposizione alla Russia durante le operazioni compiute in Afghanistan dalla CIA tra il 1979 e il 2001. Accusa infondata, come dimostrato dal giornalista Steve Coll nel suo libro “La guerra segreta della CIA”.
Dopo quasi dieci anni di latitanza durante i quali la sua morte è stata dichiarata e poi smentita per ben otto volte, il 2 maggio 2011 il Presidente USA Barack Obama ha finalmente annunciato l’uccisione definitiva del volto e simbolo umano di Al Qaeda. Da questo evento sgorgano tuttavia nuovi timori e inedite considerazioni.
Innanzitutto ci si domanda perché la morte di Bin Laden sia così velata di mistero. L’annuncio della sua uccisione ha indotto molta gente a festeggiare, mentre invece alcuni si chiedono come mai in realtà non sia stato possibile catturarlo vivo e condurlo negli Stati Uniti affinché fosse processato. Non c’è forse il rischio che questa notizia, invece di incrementare l’odio nei confronti di Osama Bin Laden, sia arrivata persino a mitizzare la sua figura, la quale di per sé era già immagine innegabile della lotta contro il sistema occidentale?
Bin Laden è morto, questo è vero. Ma l’errore comune è quello di pensare che con lui sia morto anche il terrorismo. Osama Bin Laden era un simbolo per Al Qaeda, un viso e una voce adoperati per inviare all’Occidente i propri messaggi di guerra.
Il timore di un nuovo 11 settembre incombe ancora su tutti quanti noi.
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