«Stephanie!» latrò Billy, scattando in
avanti prima che Rick potesse afferrarlo per la manica.
«Maledizione!» sibilò l’ex vicesceriffo,
frugandosi nelle tasche alla ricerca delle chiavi della macchina. Riuscì a
recuperare il mazzo e ad aprire la portiera abbastanza in fretta, ma ormai
Billy era già dentro e l’oscurità al di là della porta lo aveva inghiottito
senza produrre alcun rumore.
Stavano calando le tenebre e il
silenzio aveva già fasciato i boschi attorno alla casa. Gli animali si
zittivano, andavano a rintanarsi. Il vento soffiava più debole, agitando a
malapena i rami degli alberi, giusto quel poco che bastava a farli apparire
come orride mani protese nell’oscurità.
Il silenzio era veloce ad avvolgere la
montagna, ragionò Rick dentro di sé mentre teneva sotto controllo il respiro e
i battiti del cuore estraendo le munizioni per la pistola. Prelevò dal borsone
anche un fucile per Billy, chiedendosi se in quel momento il ragazzo fosse
ancora vivo. Poi richiuse la portiera facendo piano, quasi che sbattendola rischiasse
di svegliare un intero quartiere addormentato nel cuore della notte.
Uno scricchiolio soffuso spezzò
l’atmosfera irreale che si era creata. Allo stesso modo in cui aveva
presumibilmente appena spezzato un ramoscello secco. Proveniva dal fitto bosco
vicino alla strada, e Rick decise di ignorarlo perché doveva innanzitutto
seguire Billy dentro casa e accertarsi che non combinasse qualche cazzata.
Posto, ovviamente, che non l’avesse già fatto mentre lui si attardava con il
borsone delle armi.
Era probabile che la situazione si
fosse messa male in casa, nelle ultime ore. Molto
male, e questo poteva voler dire una sola cosa. Ma Rick ancora non se la
sentiva di accettarla.
Con circospezione si avvicinò al
portico buio, muovendosi cautamente sul pietrisco del cortile per non coprire
altri eventuali rumori con i propri passi.
Dall’interno oscuro dell’abitazione
non proveniva alcun rumore. Niente singhiozzi, niente parole. Niente suoni di
masticazione. Come se quella porta si fosse di colpo trasformata in un portale
magico e avesse fatto precipitare Billy in una realtà parallela in cui
Stephanie stava bene e il mondo era ancora tutto quanto intero.
Altri scricchiolii nelle tenebre.
Passi scomposti, che si trascinavano nei boschi con incredibile fatica. La
voracità di quegli esseri – non-esseri,
si corresse Rick – era a dir poco insaziabile. Avevano continuato a seguirli,
anche da lontano. Probabilmente si affidavano alle tracce del loro odore. Odore
di vita che avevano lasciato dietro di sé, e che gli zombie a caccia avevano
pazientemente tallonato fino alla casa di montagna con la porta spalancata.
Con gli ultimi residui di speranza che
pian piano si sgretolavano nel suo cuore palpitante, Rick Grimes dedicò un
ultimo pensiero fugace a sua moglie e a suo figlio, augurandosi che fossero ancora
vivi, che stessero bene e che, ovunque fossero, si trovassero al sicuro. Forse
c’era qualcuno che provvedeva a loro, pensò mentre varcava la soglia buia
dell’edificio. Magari qualcuno li stava proteggendo proprio come lui in quel
momento era mosso dalla volontà di proteggere Billy e Stephanie. Sperò
ardentemente che fosse così, e voltandosi per un’ultima occhiata in direzione
del bosco vide un fiume di morti viventi che sfociava nella radura e si
affrettava verso la casa silenziosa.
Entrò e chiuse la porta dietro di sé,
rendendo assoluta l’oscurità all’interno.
Per qualche istante, l’unica cosa che
udì fu il proprio respiro lievemente affannato. Anche il cuore sembrava
battergli dentro il cervello, ma più che udirlo lo avvertiva. E avvertiva un’altra cosa, assieme al battito del cuore:
un sottofondo di terrore che gli anneriva i pensieri e cresceva rapidamente
dentro di lui, avvolgendolo al pari di quel buio totale che non gli permetteva
di scorgere nulla.
Con calma dominò la respirazione e
controllò il battito cardiaco, imponendosi ancora una volta di riprendere piena
padronanza di sé, come gli avevano insegnato a fare negli anni di addestramento.
Separò finalmente le dita dal contatto freddo della maniglia della porta e
spianò la pistola, reggendo saldamente il fucile per Billy nell’altra mano.
Doveva innanzitutto ricordarsi la distribuzione delle stanze e poi mettersi a
cercare il ragazzo, tentando di capire dove si fosse cacciato.
Ma non fu necessario, perché finalmente
percepì un singhiozzo scaturire nell’aria alla sua sinistra e improvvisamente
intravide un lumicino lontano spostarsi all’interno di quella che, se la
memoria non lo ingannava, doveva essere la cucina.
Si mosse cautamente in quella
direzione, bisbigliando: «Billy?»
Il lumicino era la fiammella accesa
all’estremità di un fiammifero ormai consumato. Il giovane la accostò alla
miccia di un paio di candele poste accanto alla stufa e i mobili della cucina
assunsero immediatamente le sembianze di animali accucciati pigramente lungo le
pareti, addormentati.
Il volto cupo di Billy fu tratteggiato
dal chiarore soffuso del fuoco che ne rivelò i lineamenti duri e contratti, e
Rick quasi si spaventò nel vederlo punteggiato di minuscole goccioline di
sangue fresco.
Billy era ancora vivo, ma il cadavere
riverso a terra ai piedi del caminetto non lo era decisamente più da un bel
pezzo. Lo zombie era stato ammazzato da un colpo di pistola preciso, piazzato
al centro della fronte con incredibile fulmineità.
Rick spostò lo sguardo un po’ più in
là e gli occhi gli caddero sull’espressione sofferente di Stephanie, che si
agitava sul pavimento con la schiena appoggiata alla parete.
Billy le si avvicinò di corsa,
ignorando completamente Rick, e le sussurrò che sarebbe andato tutto bene. Era
stata morsa alla spalla, e dalla ferita sgorgava una quantità di sangue a dir
poco scioccante. La macchia scura sulle piastrelle della cucina si allargava a
vista d’occhio, diramandosi lungo le fughe e scorrendo velocemente per ogni
dove.
«Sta’ tranquilla, va bene? Non
lasciarti andare, resisti. Puoi uscirne…» stava pigolando Billy, con il viso
stravolto dalle lacrime e il petto squassato dai singhiozzi.
Stephanie stava morendo, e accanto a
loro Rick si limitò a chiudere la porta della cucina e a stare in disparte,
zitto, mentre vedeva nella propria mente il volto di Lori invaso dalla paura e
dal sangue.
«Credo che non ci sia niente da fare,
amore» commentò tristemente Stephanie, dando prova di incredibile lucidità e
producendo un tragico sorriso amaro.
«No, non dire così…» protestò Billy,
incapace di accettare le macerie della realtà che gli crollavano addosso.
«Mi… dispiace…» gloglottò Stephanie
facendosi uscire un rivolo di sangue dalle labbra, e i suoi occhi si serrarono
come saracinesche di negozi in fallimento mentre Billy stringeva a sé il suo
corpo che lentamente si raffreddava.
Nessun addio. Nessun ti amo. Non
ce ne fu bisogno, perché già i loro occhi si dissero tutto questo e molto altro
in quell’ultimissimo istante di contatto. Si spense così, semplicemente,
accanto al ragazzo che tanto la amava e che altrettanto aveva amato.
Rick abbassò il capo. Fuori, nel
frattempo, si era sicuramente scatenato l’inferno. Ma lì dentro non c’era
spazio per il terrore, e non ce ne sarebbe stato almeno per qualche momento
ancora. Adesso era tempo di abbandonarsi al lutto e al cordoglio, e così l’ex
vicesceriffo rimase a osservare l’abbraccio finale dei due giovani innamorati e
le lacrime affiorarono anche nei suoi occhi.
Ebbe così tempo per registrare il
fatto che il primo cassetto accanto al frigorifero era aperto, e che la pistola
che avevano lasciato lì dentro prima di partire si trovava ora nella mano
contratta di Stephanie. Era stata lei ad ammazzare lo zombie, dopo che l’aveva
morsa. Perciò Billy era entrato in casa e l’aveva trovata in fin di vita. Quasi
che lo avesse aspettato per morire, pensò tetramente Rick. Quasi che avesse atteso
di poterlo vedere in viso un’ultima volta prima di essere costretta a dirgli
definitivamente addio.
I morti sfondarono la porta d’ingresso
dell’abitazione con estrema facilità. Rick li avvertì sciamare all’interno
della casa e occupare il salone, il corridoio, le camere, addossandosi alle
pareti e premendo contro la soglia della cucina per abbattere anche quei pochi
centimetri di legno che li separavano dall’attraente odore di carne viva.
«Billy! Billy!» chiamò, sebbene non
avesse assolutamente voglia di riscuotere il giovane dal proprio dolore
immenso. Era necessario riportare il ragazzo nella realtà, se non voleva
condannarlo a una sorte ben peggiore di quella toccata alla sua amata.
Billy tirò su gli occhi umidi e
rispose con uno sguardo terribilmente malinconico. Rick gli passò il fucile e
il ragazzo lo accolse in silenzio, afferrandolo con forza e preparandosi ad
adoperarlo.
«Sono usciti dal bosco, hanno
circondato la casa. Sono in troppi per sperare di fuggire, stavolta, e temo che
l’abitazione sia invasa» tartagliò brevemente l’ex poliziotto, spianando la
pistola verso la porta chiusa della cucina che tremava sotto i colpi incessanti
dei mostri affamati.
«C’è la finestra» sentenziò la voce
fievole di Billy, ancora spezzettata dalle lacrime che non avevano smesso di
scorrere sulle sue guance. Il corpo di Stephanie era ancora tiepido sul
pavimento sotto di loro, e le candele accanto alla stufa emanavano una luce
saltellante che faceva scintillare il suo sangue versato.
«Pensi che si possa raggiungere la mia
auto attraverso la finestra?» barbugliò Rick, dubbioso.
«Sì, se io li distraggo a sufficienza.
Staranno cercando tutti quanti di entrare in casa dalla porta principale, e
quando ce ne saranno abbastanza da sfondare anche quella della cucina non rimarrà
altra via di scampo. Apri il balcone, calati fuori sul cortile e corri verso la
macchina. Poi parti e non ti voltare indietro» ordinò Billy, prelevando un paio
di proiettili dal fucile e consegnandolo nuovamente a Rick. Raccolse il proprio
da terra e lo ricaricò con le cartucce nuove.
Rick capì immediatamente che cosa
voleva fare e decise che non lo avrebbe fermato. Dirgli di desistere dalla sua
scelta sarebbe stato del tutto inutile e avrebbe solo fatto perdere loro altro
tempo prezioso. Lo sguardo di Billy era risoluto, la sua espressione dura e
irremovibile. Billy voleva morire con la sua Stephanie, e questo non si poteva
più evitare.
«Sei sicuro di non voler venire via con
me? Atlanta potrebbe rivelarci molte sorprese. Potrebbero esserci altre persone,
laggiù. Altri sopravvissuti» biascicò Rick, con la voce impastata.
«No, Rick. Atlanta non è il mio posto.
Questa era casa mia. È casa mia, e non voglio andarmene. Ero
convinto che qui io e Stephanie saremmo stati bene. Che avremmo vissuto ancora
a lungo, alla faccia dell’apocalisse e dell’umanità intera. E invece mi
illudevo…» farfugliò gettando un’occhiata amorevole al viso calmo della sua
ragazza morta. «Ti auguro di ritrovare la tua famiglia ad Atlanta, Rick. Spero
per te che siano ancora vivi, e che ti stiano aspettando.»
Quelle ultime parole erano un segnale.
Un segnale che gli diceva di andarsene, di correre via e di non rimpiangere ciò
che era stato fatto. Così Rick si avvicinò alla finestra e l’aprì, spinse i
balconi e si lasciò accarezzare la faccia dall’aria fredda della notte.
La porta della cucina esplose
letteralmente verso l’interno e gli zombie si riversarono nella stanzetta
semibuia, grattando, mugugnando, soffiando e gridando.
Rick scavalcò rapidamente l’apertura
della finestra e atterrò illeso sul ghiaino del cortile, voltandosi un’ultima
volta per guardare Billy che puntava il fucile verso l’orda di morti e premeva
il grilletto.
Vide Stephanie in piedi, alle spalle
del ragazzo, con le braccia già protese verso di lui. Udì il rimbombo del secondo
sparo e poi vide la ragazza morta abbracciare Billy e affondargli i denti nel
collo, facendone sgorgare un fiotto di sangue cremisi che schizzò sui mobili di
legno.
Il bosco, da tutti i lati, continuava
a traboccare di cadaveri ambulanti che sciamavano in direzione della casa
avvolta dalle tenebre. Dagli alberi seguitavano a uscire frotte di morti che
sospirando si radunavano verso le mura scrostate dell’abitazione, invadendo i
prati e conquistando il portico brulicante.
Rick si precipitò verso l’automobile e
scansò all’ultimo istante uno zombie che lo stava per acciuffare. Aprì la
portiera dalla parte del passeggero e si tuffò all’interno, bloccando gli
sportelli e guadagnando il sedile del guidatore.
Si volse a guardare la casa di Billy e
Stephanie, con la porta e la finestra aperte attraverso le quali l’infinità di
zombie vomitati dai boschi si intrufolava dentro. Infine mise in moto e partì,
ripercorrendo la stradicciola dissestata che scendeva verso valle e lasciandosi
alle spalle la moltitudine di morti che aveva ormai preso pieno possesso della
montagna.
THE WALKING DEAD
AMORE E MORTE
SCRITTO DA DAVIDE DE BONI
ISPIRATO ALLA SERIE DI FRANK DARABONT E ROBERT KIRKMAN
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