Ovunque
si guardasse attorno, Roberto vedeva solo gente spaventata. Stavano capitando
loro cose che avevano dell’incredibile, questo bisognava per forza ammetterlo, e pochi
sembravano in grado di digerirle con facilità.
Stranamente,
il prete era l’unico ad apparire tuttora calmo. Come un’isola di tranquillità
in mezzo al mare tumultuoso, se ne stava in disparte con un gruppetto sempre
più nutrito di passeggeri attorno, parlava con loro e rivolgeva a destra e a
manca sguardi comprensivi e rassicurazioni. Teneva in piedi una parte della
folla, la sorreggeva e si assicurava che non inciampasse nella paura. Il suo
era un compito importante, rifletté Roberto mentre tornava a concentrarsi sul
respiro lento e regolare del signor Nicola. Forse il compito più importante tra
tutti quelli che avrebbero potuto svolgere.
La
confusione era diventata il nuovo nemico da combattere. In molti volevano
andarsene, ancora di più da quando avevano visto materializzarsi la figura
insanguinata di Nicola. Era una questione spinosa, perché Carlo non aveva più
detto nulla al riguardo nelle ultime ore. Se ne stava seduto con Giacomo a pochi
passi da Nicola e non mormorava una parola. Il controllore, dal canto suo, era
risalito sul treno e nessuno lo aveva più visto scendere.