Teneva la base di plastica tra le mani e con le punte delle dita, delicatamente, lo faceva ruotare. Dietro il globo colorato che girava vorticosamente attorno al proprio asse, sorrideva. Il suo sguardo, filtrato dalle lenti degli occhiali, sembrava dirla lunga. Eppure, le sue labbra piegate non suggerivano alcunché.
«Dobbiamo saper cogliere al meglio questa occasione» esordì finalmente, tagliando in due il silenzio come si fa con un panetto di burro, servendosi cioè del coltello adatto.
Un mormorio d’assenso attraversò l’angusta sala avvolta da una lugubre penombra. Le luci al neon erano state schermate, le pareti rivestite di uno spesso telo nero che serviva anche da isolante acustico. Il semplice tavolo di plastica si trovava al centro di una rosa di nove sedie, e l’unica attualmente vuota era quella dell’uomo in piedi che parlava mostrando un mappamondo.
Era un mappamondo di quelli che sembrano quasi giocattoli, abbastanza piccolo da poter essere tenuto sul palmo di una sola mano.
«Dobbiamo essere opportunisti, una volta tanto» riprese l’uomo in piedi, sondando la minuscola sala con i suoi occhi grigi velati dalle lenti di vetro degli occhiali. «Dobbiamo servircene, e per questa ragione è necessario comprenderne appieno il funzionamento.»
Smise di far ruotare la sfera terrestre in miniatura sul palmo della sua mano e attese che si fermasse del tutto. Gli otto uomini seduti, disposti attorno al tavolo come i petali di un fiore carbonizzato, lo ascoltavano. Assorbivano le sue parole avidamente, questo è certo. E tentavano di immaginare l’immenso potere che quell’oggetto apparentemente insignificante avrebbe potuto dare loro. Un potere che nemmeno le più fervide immaginazioni avrebbero mai potuto sognare.
«Signori, noi tutti oggi ci troviamo qui per uno scopo ben preciso» proseguì l’uomo con il mappamondo in mano, assumendo un’aria d’importanza. «I servizi segreti dei Paesi di tutto il mondo sarebbero disposti a lottare all’ultimo sangue in una vasca di lava infuocata pur di udire una sola parola di quello che stiamo per dirci. Per questo abbiamo stabilito di riunirci qui, quest’anno, nel cuore di questa montagna. Le precauzioni che abbiamo preso ci assicureranno all’incirca altri trenta minuti di completa privacy, dunque è meglio sbrigarsi.»
Altri mormorii d’assenso. Gli otto uomini seduti in cerchio si scambiarono occhiate fiduciose. Un impercettibile brivido elettrico percorse l’aria all’interno della stanza, senza passare inosservato.
«Vi rendete conto degli incredibili modi in cui potremmo impiegarlo?» intervenne uno degli uomini seduti alla sinistra di quello che parlava. «Potremmo sventare attacchi terroristici prima ancora che vengano concepiti, esercitare pressioni sui Paesi ostili affinché collaborino attivamente alle nostre cause, portare i conflitti ad un livello infinitamente più alto…»
«Ma il nostro giocattolo provoca ancora effetti imprevisti» lo interruppe un altro seduto di fronte. «Non possiamo permetterci di commettere qualche errore al punto in cui siamo arrivati. Come è già stato sottolineato, i servizi segreti dei maggiori Stati ci stanno alle costole per capire cosa stiamo facendo. Niente scivoloni. Perlomeno, non adesso.»
«Signori, sono affascinato all’idea di quello che stiamo per fare. Il pensiero di non sapere quello che accadrà è terribilmente stimolante. Che cosa ci aspetta? Cosa leggeremo sulle prime pagine dei giornali, nei prossimi giorni? Un altro tsunami come quello del 2004? Un altro uragano Katrina, come quello che nel 2005 ha colpito gli Stati Uniti il giorno in cui abbiamo premuto il pollice sul mappamondo in corrispondenza di New Orleans? Un secondo disastro nucleare come quello di Fukushima del 2011? Altri vulcani, altri terremoti? Che cosa succederà, signori, quest’anno quando sceglieremo un’area del mappamondo e ci appoggeremo sopra energicamente un dito?»
Uno degli uomini più vicini alzò le spalle e si schiarì la voce. «Il nostro compito, per oggi, è quello di selezionare la zona da sperimentare e premerci sopra il dito. Poi il mappamondo verrà impacchettato e spedito nel luogo del nostro prossimo incontro, dunque diamoci una mossa e decidiamo.»
«La nostra scelta comporterà la perdita di decine di migliaia di vite che non hanno nulla a che vedere con noi e con questo mappamondo» intervenne un ragazzo più giovane, seduto in fondo. «Sbrighiamoci, prima di perdere l’appetito.»
Nessun commento:
Posta un commento