venerdì 22 maggio 2015

Lacrime di Cenere - Volume 2: A Un Passo dalla Vita

Il giorno è arrivato, mio Carissimo Lettore: il Volume 2 di Lacrime di Cenere, A Un Passo dalla Vita, è da oggi disponibile su Amazon in formato eBook, a soli 0,99 euro!
Ecco il link alla pagina d'acquisto ufficiale, basta premere il titolo qui sotto per iniziare il viaggio...
Ma mi raccomando, tieniti forte: la storia di Pietro non è facile da affrontare, e molti pericoli attendono nell'ombra, pronti a saltar fuori con le bocche già spalancate.

giovedì 21 maggio 2015

Lacrime di Cenere - Volume 2: A Un Passo dalla Vita - Incipit

Quella volta era stata davvero brutta.
Più brutta delle altre, e Pietro lo sapeva. C’era poco da girarci intorno: era inutile che le sue figlie lo rassicurassero, perché lui vedeva gli occhi dei dottori. Vedeva i loro occhi, e non c’era altro da dire. Nessuna parola aggiunta a quegli sguardi avrebbe potuto dare loro più significato.
Gotta. Il dolore si diffondeva di continuo in tutto il corpo, specialmente lungo le gambe e nei piedi, e spesso era così intenso da farlo urlare nel sonno. Gli analgesici lo tenevano a bada, ma Pietro sentiva che era in agguato. Se ne stava lì, acquattato dietro un cespuglio, in attesa di spiccare il balzo finale e azzannarlo alla gola.
L’attacco che aveva subito nelle ultime ore era stato tremendo. Sommandosi ai problemi di cuore aveva generato un cocktail micidiale, che a detta dei medici aveva compromesso anche alcuni sistemi vitali.
Ormai era chiaro: dopo anni e anni di dura lotta era giunto il momento di mollare e lasciarsi trascinare via. Tanto, combattere gli avrebbe regalato solamente qualche dolorosissimo minuto in più. E prima finiva, meglio sarebbe stato per tutti.
Certo, doveva ammettere che quello che sarebbe avvenuto in seguito lo angosciava. Non aveva mai creduto completamente in Dio, come invece avevano sempre fatto i suoi fratelli. La fiducia nei riguardi del futuro preferiva riporla nelle proprie mani, piuttosto che in quelle di un’entità sconosciuta e senza volto. Però, che ci fosse inferno, paradiso o purgatorio al di là della recinzione faceva una bella differenza.
Ma c’era davvero qualcosa? O si trattava solo di una vana consolazione per far sentire meglio chi era obbligato a rimanere indietro?
Ad ogni modo, ora come ora aveva poca importanza. Se fosse successo qualcosa, dopo il suo ultimo sospiro, avrebbe accettato ciò che doveva essere. Altrimenti, l’idea di un sonno della durata dell’eternità era quantomeno allettante al termine di un’esistenza di lavoro e tribolazioni.
Ciò che più lo spaventava, comunque, era il dolore. Perché ne aveva provato tanto, tanto da fargli quasi perdere la testa, e a denti stretti aveva sopportato. Aveva urlato in silenzio.
Adesso era sotto l’effetto degli antidolorifici, appunto. Morfina e altra roba del genere, con ogni probabilità. Ma avrebbe avuto male negli ultimi momenti? Avrebbe provato un picco più acuto, più dannatamente insopportabile, o il cuore si sarebbe semplicemente fermato e poi basta?
Erano domande che lo tenevano sveglio più del dolore stesso. Non lo facevano dormire la notte. Assediavano la sua mente, come un nutrito esercito, e quanto più tentava di eliminarle tanto più esse si moltiplicavano, rimpinguando le file con truppe sempre fresche.
Non sapere niente di tutto questo era forse la parte peggiore. La mancanza di una piena consapevolezza del proprio destino era quasi intollerabile. Sarebbe morto, certo, ma questo che cosa implicava con esattezza?
Si nasceva soli e si moriva soli, sicuro. Ma quello che nessuno osava confessare era che probabilmente la solitudine sarebbe stata ancora più profonda, dopo il trapasso. Definitiva, oltretutto.
Ma ecco un’altra drammatica verità sulla morte: non lasciava alcuna libertà di scelta. Né sul dove, né sul come, né tantomeno sul quando.

lunedì 18 maggio 2015

Le Anime di Eglon - Pausa Estiva

Buongiorno, mio Caro Lettore. Ti scrivo, oggi, per comunicarti che il romanzo a puntate Le Anime di Eglon entrerà in pausa estiva per qualche settimana. Gli ultimi Episodi della Prima Stagione, nella loro nuova veste rivista e corretta, riprenderanno a uscire ad agosto.
Nel frattempo, però, altri progetti si affacciano all'orizzonte, e presto arriveranno a bussare alle porte di Scrivere Sotto la Luna, perciò rimani nei paraggi: ci sono molte storie che ti voglio ancora raccontare...

venerdì 15 maggio 2015

L'incipit nella Pagina Facebook

Buongiorno, mio Carissimo Lettore!
Ormai ci siamo quasi: manca una settimana all'uscita del Volume 2 di Lacrime di Cenere, per cui ho pensato di rendere l'attesa un po' meno snervante. Che ne diresti di dare un'occhiata all'incipit del romanzo?
A partire da oggi, e fino al 21 maggio, posterò ogni giorno nella Pagina Facebook di Scrivere Sotto la Luna un nuovo pezzetto dell'incipit del Capitolo 1, arrivando a coprire le prime 3000 battute.
Al termine del countdown, il 21 maggio, raccoglierò tutti i frammenti postati e pubblicherò le 3000 battute dell'incipit in un singolo post qui su Scrivere Sotto la Luna.
Coraggio, allora: cominciamo!

lunedì 11 maggio 2015

Le Anime di Eglon - Prima Stagione - Episodio 25

«Avete finito di caricare il vagone numero quattro?» volle sapere una voce sconosciuta, levandosi dal gruppo con il tono di chi comanda.
«Mancano un paio di casse e siamo a posto» rispose una seconda voce dal profilo più basso.
La segnalazione che era arrivata a John Perkins, poliziotto della contea dell’Arkansas, parlava di movimenti sospetti nella campagna appena fuori da Little Rock. Aveva subito chiamato Freddy, che come sempre si era infilato in casa dell’amante, o meglio sotto le sue lenzuola, sebbene fosse in servizio, e l’altro gli aveva risposto con voce trafelata e spazientita di andarsene a fare in culo. John aveva replicato che non c’era nessun problema, poteva anche coprirlo e cavarsela da solo, tanto doveva essere una cosa da niente, ma se lo fossero venuti a sapere i loro superori avrebbe riversato su di lui ogni responsabilità. Freddy, dall’altra parte della linea, aveva riattaccato e si era rimesso a lavorare sulla cameriera venticinquenne che si sbatteva da un paio d’anni all’insaputa della moglie.
Sbuffando irritato, John aveva preso la sua volante e aveva abbandonato il parcheggio dell’ipermercato per andare a dare un’occhiata alla zona in cui erano stati segnalati quei movimenti sospetti. Alla peggio, poteva trattarsi di qualche contadino zuccone che si era messo a dar fuoco alle sterpaglie senza prima avvisare i vicini. Non aveva bisogno di Freddy, per quel genere di faccende.
Adesso, l’agente John Perkins si trovava immerso in una nube di fumo incredibilmente denso, impenetrabile. Nessun tipo di sterpaglia poteva generare un fumo così. Non c’era fuoco che avesse un odore come quello, e John cominciava a domandarsi se quella foschia non fosse stata prodotta artificialmente.
Afferrò la radio che teneva appesa alla cintura e l’accese, sintonizzandola sulla frequenza della polizia di Little Rock. Una scarica statica gli suggerì che non avrebbe funzionato, ma provò ugualmente e bisbigliò: «Qui è l’agente John Perkins. Mi trovo sul luogo di una segnalazione, nella campagna a sud di Little Rock. Qui i movimenti sono ben più che sospetti. Credo che siano stati adoperati dei fumogeni, ma non ne sono del tutto certo.» Niente, la radio non dava segno di vita. Non riusciva a sintonizzarsi su alcuna frequenza, e questo non gli piaceva affatto.
«Mi raccomando, con quei generatori. Cercate di non sbatacchiarli troppo, ci servono funzionanti. Il vagone sette è pronto?»
«Sì, signore. Il vagone sette è stato chiuso, e anche il vagone otto.»
«Qui ai vagoni uno, due e tre non ci sono problemi.»
«Bene, ci manca solo il quattro. Datevi una mossa, abbiamo una tabella di marcia da rispettare.»
John si fece coraggio e avanzò di qualche altro passo in mezzo alla fitta cortina di fumo, stringendo gli occhi il più possibile per tentare di penetrare la nebbia cremosa che gli impediva di scorgere i proprietari di quelle voci.
D’un tratto, il suo piede urtò qualcosa. Portò subito gli occhi in direzione delle proprie scarpe e intravide una lunga striscia metallica che sembrava essere stata sovrapposta a una serie di assicelle di legno. Sembrava… Ma sì, era un binario!
«Vagone quattro pronto, possiamo partire!» annunciò una voce stridula, emergendo dalla caligine.
«Ehi, un momento… E quello chi cazzo è?»
John tirò su la testa, sorpreso, ed ebbe appena il tempo di indovinare la sagoma della carrozza di un treno prima di focalizzarsi sulla figura dell’uomo che correva nella sua direzione.
Uno sparo e finì tutto quanto. L’agente John Perkins stramazzò sui binari con la testa fracassata da un colpo di doppietta e il suo corpo venne rimosso rapidamente per permettere al treno di partire.

lunedì 4 maggio 2015

Le Anime di Eglon - Prima Stagione - Episodio 24

Musica a tutto volume. Energica, di quella abbastanza potente da far vibrare le tende della camera da letto. Hollywood Undead, sparati a un ritmo talmente sostenuto da far credere di essere in bilico sull’orlo della morte. Era così che gli piaceva. Oh sì, solo così poteva togliersi dalla testa tutto ciò che aveva visto quella mattina fuori di casa.
Il computer portatile, attaccato alla presa della corrente tramite il cavo di alimentazione, illuminava il viso di Rick McField. Il ragazzo, sdraiato sul letto, aveva collegato le cuffiette del suo iPod direttamente al portatile e adesso si stava gustando l’ultimo disco degli HU con l’amaro in bocca. Non poteva scaricarsi niente di nuovo, non poteva accedere a Facebook, non aveva modo di controllare la posta elettronica. Era tagliato fuori, in parole povere. Come il resto della sua dannatissima città.
Google non rispondeva alle sue insistenti suppliche di resurrezione, e alla stessa maniera si comportavano i beneamati Youtube, Blogger e iTunes. Una tremenda catastrofe, ma non pareva ancora del tutto irrimediabile. Nel senso che non si trattava di un virus informatico, dopotutto: non aveva bisogno di ripristinare il sistema, gli bastava aspettare che internet tornasse in vita. Appena le linee fossero state ricollegate, non ci sarebbero più stati problemi di connessione e la sua esistenza sarebbe ritornata a essere com’era prima di quell’incomprensibile vicenda.
Il suo computer funzionava, perlomeno. Aveva rimosso la batteria prima di collegare il portatile alla corrente di casa. Gli avevano spiegato di fare così, quando l’aveva comperato giù al negozio di Neighbour Street: in questo modo non rischiava di usurare la carica della batteria troppo in fretta e di ridurne l’autonomia nel giro di qualche mese. In quel computer aveva tutti i suoi film preferiti, le sue canzoni, i suoi giochi. Tutti i dati più importanti della sua vita erano contenuti in quell’hard disk da cinquecento giga, e finché continuava a sparargli musica nelle orecchie andava tutto bene.
Quella mattina, a scuola, aveva assistito a una scena terrificante. Le classi erano logicamente quasi del tutto vuote, e un quarto dei professori non si era presentato a lezione negli ultimi giorni. I genitori di Rick avevano insistito affinché non rimanesse a casa a poltrire, e lui aveva protestato un po’, ma alla fine aveva ubbidito al comando di mamma e papà. D’altronde, bisognava dire che in fin dei conti non aveva scelta.
La scena più raccapricciante della sua esistenza gli si era offerta quella mattina alle otto in punto, quando assieme a un paio di compagni di classe era entrato in aula. Era stata addirittura peggiore di quella volta in cui alcuni amici al campeggio avevano legato uno scoiattolo e gli avevano infilato in bocca un petardo acceso. Il botto aveva schizzato sangue da tutte le parti, persino sulla sua faccia. Ma entrando a scuola quella mattina, mettendo piede tra quelle quattro pareti che lo ospitavano cinque giorni su sette…
Trovare il prof di religione impiccato sopra alla cattedra rovesciata non era stato molto carino. Specie perché aveva gli occhi sbarrati, e perché la cintura per la quale era appeso oscillava ancora…
Ad ogni modo, era acqua passata. I suoi genitori avevano acconsentito a tenerlo a casa da scuola, e i pochi professori rimasti avevano pregato anche gli altri di fare lo stesso. La situazione era troppo drammatica per fingere che non stesse accadendo nulla. Non era possibile chiudere gli occhi di fronte a una realtà simile. Era semplicemente sbagliato.
D’un tratto il computer portatile di Rick si spense e il viso illuminato del ragazzo sprofondò nell’oscurità.