mercoledì 8 febbraio 2012

Noia e Alcol

In una società frenetica e ossessiva come quella nella quale viviamo, votata all’eccesso e al caos, come può un adolescente sentirsi assolutamente libero dalle costanti e persuasive tentazioni dell’alcol? D’altro canto, mentre l’esistenza comincia piano piano a svuotarsi, viene facilmente da domandarsi con che cosa la si possa riempire. Dopotutto è di questo che ciascuno di noi ha bisogno, giusto? Di trovare il modo di colmare la voragine che con il passare del tempo si allarga sempre di più nel nostro animo. E, come la società ci insegna, sembra che la strada considerata migliore sia anche la più semplice: la via dell’alcol, un vicolo cieco che consente senza troppa fatica di mettere a tacere la coscienza e zittire l’assordante rumore del silenzio che c’è dentro di noi.
Esiste forse un’età nella quale l’individuo è più fragile di quanto non lo sia durante il periodo dell’adolescenza? È proprio su questo, a quanto pare, che puntano oggigiorno alcune tra le più grandi multinazionali dell’alcol: i giovani sono tanti, una fascia di mercato piuttosto cospicua, e perché non sfruttarne l’instabilità momentanea per tramutarli in fedeli acquirenti che, una volta assuefatti, non rinunceranno all’alcol per il resto della loro vita? E in effetti questa strategia dà i suoi frutti: il consumo di bevande alcoliche sta crescendo vertiginosamente tra i ragazzi; nel frattempo, l’età alla quale si comincia a bere con una certa frequenza cala spaventosamente.
In molti si interrogano sui motivi di tale abitudine all’alcol tra minorenni e giovani adulti: alcuni sostengono che sia a causa di una sensibilizzazione negativa da parte della società e dei mass media, altri affermano che lo si fa per “moda”, perché si avverte il bisogno di “seguire il gregge”, altri ancora incolpano l’autodistruttivo eccesso di insicurezza che induce gli adolescenti a cercare nuovi metodi per infrangere le barriere della timidezza e aiutarsi a “sciogliersi la lingua”.
Ad ogni modo risulta alquanto evidente come la necessità di bere sia talmente forte, nei giovani, da scongiurare ogni tentativo di dissuaderli da questo pericoloso vizio, tanto che nemmeno la conoscenza dei suoi dannosi effetti riesce a fare presa su di loro.
Intanto che il tempo prosegue inesorabile, si fa sempre più impellente il bisogno di colmare quel vuoto che fa da sfondo all’esistenza. Una specie di “horror vacui”, insomma, quello che i giovani sentono. L’alcol di sicuro aiuta a combattere questa percezione di mancanza, perché, come disse Bertrand Russell, «la noia è un problema d’importanza vitale, giacché almeno la metà dei peccati commessi dagli uomini deriva dalla paura della noia». Proprio la noia crea quel vuoto emozionale che affligge le nuove generazioni; ne consegue che i giovani, in fin dei conti, bevono e si ubriacano perlopiù per noia, per trascorrere un po’ il tempo senza dover stare soli con se stessi e con i propri pensieri. Perché anche la solitudine spaventa. Anche la solitudine è parte di quel vuoto che l’odierno “horror vacui” adolescenziale tenta disperatamente di esorcizzare, e chi sta male con se stesso la fugge quasi che fosse uno di quei mostri che compaiono nelle favole per bambini.
Tanti giovani non si piacciono, cercano di essere o imitare qualcun altro. Secondo Leopardi, «le persone non sono ridicole se non quando vogliono parere o essere ciò che non sono». Ecco perché bevono: per sentirsi meno ridicoli quando tradiscono se stessi.
Per sensibilizzare efficacemente i giovani contro l’uso di alcol, dunque, non è sufficiente elencarne gli effetti negativi e i rischi: basterebbe invece aiutarli a sconfiggere la noia e il vuoto che avvertono e a stare bene con se stessi. In questo modo, forse, il consumo di alcol si ridurrebbe drasticamente e il mondo potrebbe divenire un posto leggermente migliore.

2 commenti:

  1. Purtroppo ci sono troppi interessi sotto. Ridurre il consumo dell'alcol non conviene nè ai produttori, nè agli ospedali, nè agli psicologi, nè alle istituzioni. In particolare, però, chi ha il monopolio? L'unica istituzione che potrebbe fare qualcosa è lo Stato, l'organo che ci guadagna di più.

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    1. Hai ragione, è proprio così. Il problema, a questo punto, è che proprio la gioventù consumata dalla noia e dall'alcol dovrà un giorno prendere in mano la gestione di queste istituzioni. E allora che cosa succederà? Saranno in grado di capire e porre rimedio o non riusciranno più nemmeno a gestire se stessi?

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