Non sempre scrivere è facile come può sembrare. Forse non lo sai,  Lettore, ma scrivere una storia porta via un sacco di tempo. L'unica  consolazione che viene restituita in cambio è che non si tratta di tempo  perso o sprecato: è tempo utilizzato al meglio, sfruttato per dare vita  a qualcosa, adoperato per creare. Il prodotto finito che rimane  al termine del lavoro è assolutamente inesprimibile: si tratta di una  cosa unica e meravigliosa, completamente appagante e indiscutibilmente  fondamentale per chi la costruisce.
Scrivere è un bisogno, una  necessità. Ma questa può apparire come una banalissima frase  preconfezionata, dall'aspetto gradevole e tuttavia priva di contenuto.  Cercherò di formularla un po' meglio... Ecco, ci sono: scrivere è dare  un senso al proprio io e alla propria anima. Dare un senso al mondo,  all'esistenza, al tempo e allo spazio. Scrivere è non lasciare con  indifferenza che tutto scivoli via, è afferrare la vita prima che sfugga  e sfumi oltre l'orizzonte della morte. Scrivere è rischiarare la notte e  ombreggiare il giorno, è soddisfare i propri desideri inconfessati e  inconfessabili e chiacchierare con il proprio spirito, è spegnere il  sole la mattina e rendere più luminosa ogni singola stella di sera.
Scrivere è magia. Forse l'ultimo rimasuglio di magia sopravvissuto in  questo mondo pragmatico e razionale. E che cosa sarebbe in fondo  l'universo, dico io, senza quel pizzico di magia che lo rende ignoto e  affascinante?

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